di Fabrizio Funtò/ Poca “filmosofia” in The Founder in uscita nelle sale: due sole riflessioni, per un film dal racconto lineare di una sequenza di fatti quadrupedi.

La prima direi: Capitale batte Socialismo due a zero. I due veri fondatori dell’idea di McDondald’s, i due fratelli Dick e Mac di San Bernardino, sembrano usciti dalla preistoria del socialismo, da quell’humus fatto di organizzazioni di mutua assistenza, di cooperative, di solidarietà e di bonario e reciproco aiuto umano. Qualcosa che alla fine dell’800 abbiamo conosciuto anche in Europa, un associazionismo che non pensava a prendere il Palazzo d’Inverno, quanto piuttosto a resistere in modo collettivo alla furia dei pescecani finanziari di quel nuovo ordine mondiale che si andava affermando. Campagna contro città, per intendersi.

Così nacquero le cooperative in Europa, poi i sindacati, ed infine i partiti socialisti che inneggiavano a Carlo Marx (senza averne peraltro letto un rigo: prima o poi qualcuno lo rileggerà con mente aperta e obbiettiva, e allora ne vedremo delle belle!).

Dapprima socio dei due fratelli, ma poi loro “depredatore”, è il fondatore dell’Impero McDonald’s, Ray Kroc ― impersonato da un ottimo Michael Keaton, che qui dà un saggio della sua bravura (e non è il solo). Lui è lo spirito del Capitalismo: arruffone, sfigato, squattrinato, disposto a lavorare giorno e notte, con ostinazione, perfino con abnegazione, che vuole arrivare ai grandi numeri, a ricoprire il pianeta con l’idea tayloristica di una catena di montaggio del cibo pronto e impacchettato in trenta secondi. E che per farlo usa tutti i mezzi, senza ritegno, truffa inclusa con contorno di stretta di mano: bufale!

Idea non sua, come non è sua nemmeno la svolta decisiva che gli ha permesso di costruire l’impero: solo la mente finanziaria di un suo assistente poteva individuare nel meccanismo di frachising del luogo, del terreno e dell’edificio dove gli hamburger vengono cotti e mangiati, il vero Vaso di Pandora.

Quantità contro qualità. Questo è lo scontro fondamentale fra due visioni del mondo, e due sviluppi del pianeta presi nella loro fase iniziale, primordiale.

Da tenere a mente.

La seconda riflessione deriva dalla prima. Il predominio del numero sulla esistenza effettiva degli esseri umani, trattati anch’essi come numeri. Lo straripante, dilagante e inarrestabile potere della matematica unita all’elemento che assegna il valore alle cose: il denaro. Vale a dire, il meccanismo insano che soggiace all’ideologia del capitalismo.

Il numero è forma, mai sostanza. Lo stesso numero lo si assegna a cose diversissime, come lo stesso prezzo. Il frappè liofilizzato (per rimanere al perno della nostra vicenda) è migliore di quello vero, perché a parità di sapore (sic!) consente ai gestori dei ristoranti in catena di non utilizzare le celle frigorifere necessarie a conservare il latte fresco, risparmiando un sacco di dollari di bolletta elettrica. Bolletta che erode in modo determinante i loro guadagni.

Predominio che noi oggi conosciamo bene. Dal 1989 il Capitale è diventato strumento bellico, di sfondamento e assimilazione della metà del pianeta fino ad allora bloccata dai Paesi di Socialismo Reale. E con questo sfondamento si ottiene anche la distruzione del movimento socialista in tutto l’Occidente, con un nuovo asservimento degli umani, uno schiavismo funzionale.

Il capitale è penetrato in Russia con metodi assurdi e delinquenziali, trasformando il tutto sommato onorevole KGB, nella mafia dilagante a Mosca. O il PCC, il Partito Comunista Cinese ancora oggi al potere, in un PCC ― Profitto Capitalistico Colossale.

I due grandi blocchi comunisti di allora, l’URSS e la Cina di Mao, diventati capitalisti, stanno dando l’assalto al mondo con metodi delinquenziali e furfanteschi, gli stessi che in piccolo Ray Kroc mostra in questa storia “a lieto fine”. Già, il lieto fine: non certo per i bovini (sempre che vengano ancora usati), non certo per gli umani, laddove l’1% della popolazione mondiale ogni giorno viene sfamata da questa infernale catena di montaggio.

Ingigantito e gonfiato a dismisura dalle proprie balle (o bolle), il meccanismo finanziario entra in crisi nel 2008 e produce un gigantesco drenaggio di risorse dai poveri verso i ricchi del mondo. E prelude ad un nuovo ordine basato, appunto, sulle bufale. Ma a quanto pare, inarrestabile.

Chiudo dicendo che oggi l’hamburger di McDonald funziona paradossalmente da indicatore economico universale. Se volete sapere il valore della moneta locale in Asia o in Africa o in qualsiasi altra terra sconosciuta, fate come la grande finanza: andate a controllare il costo di un Hamburger al locale McDonald’s. Quel valore equivale sicuramente a 0,99 dollari Usa.

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