Il più lineare e tradizionale del trittico zombie locarnese è Rammbock, dell’austriaco Marvin Kren, onorato qui della vetrina piu “mondana”, la proiezione serale in piazza Grande. Si tratta di un solido prodotto horror, che conosce e rielabora, senza troppa fantasia, i riferimenti canonici del genere. Più Danny Boyle che George A. Romero e la sua storica saga, per una ragione sopra tutte: come quelli di 28 Days Later gli zombi di Kren non passeggiano, ma corrono!

La storia è semplice ed essenziale. Il mite Michael, appena giunto a Berlino per riconquistare l’adorata fidanzata, si trova nel bel mezzo dell’esplosione di un micidiale virus che trasforma le persone in esseri mostruosi desiderosi di aggredire chiunque abbiano a tiro. Insieme a un piccolo gruppo di persone Michael si barrica nel condominio assediato dagli zombi e qui combatte la lotta per la sua sopravvivenza.

La logica di Rammbock, sia narrativa che estetica, è quella di un videogame platform degli anni ’80. In fuga dalle creature infette il protagonista si sposta prima all’interno di un appartamento, tra stanze comunicanti, passaggi più o meno segreti, su e giù per soppalchi e cantine, poi in più appartamenti dello stesso condominio: si muove così, orizzontalmente o verticalmente, in ambienti via via più angusti e ostili, corrispondenti appunto ad altrettanti “livelli” di gioco di difficoltà crescente. Gli altri personaggi sono suoi alleati o nemici sulla via che porta all’obiettivo: arrivare vivo alla fine. Una macchina da presa estremamente mobile e il montaggio in stile videoclip tengono il ritmo costantemente alto, ricreando un’adrenalina vicina all’esperienza del videogioco. Il risultato è una visione claustrofobica e ansiogena, coerentemente caratterizzata da una rigida unità di azione e di luogo, di cui s’è detto, e di tempo: tutto il film si svolge infatti nell’arco di una giornata.

Questa adesione alle tre unità aristoteliche e la condensazione che ne scaturisce giovano certamente al film, la cui trovata più interessante (ma evidentemente tutt’altro che originale…) sta in ogni caso nell’architettura del condominio. Tutti gli appartamenti danno su un cortile comune all’interno del quale all’inizio del film si sprigiona, senza alcun preavviso, l’assalto degli infetti: affacciati dalle rispettive case e impossibilitati a uscirne pena l’aggressione zombesca, i personaggi si trovano così nella condizione vouyeristica della finestra su un cortile in cui avviene la fine del mondo.

Per il resto, dal punto di vista visivo non si può dire certo che voli alto la pellicola di Kren, il cui riferimento più prossimo ci sembra quel Resident Evil (Paul W. S. Anderson, 2002) che era giustappunto la trasposizione cinematografica dell’omonimo videogame. Nonostante la sua rozzezza – o forse proprio in virtù di essa – il progetto di Rammbock deve però essere piaciuto a ZDF, il secondo canale televisivo tedesco, che ha coprodotto il film e l’ha mandato in onda alcuni mesi fa all’interno di una striscia settimanale in seconda serata dedicata al cinema tedesco contemporaneo di genere.

Marvin Kren ha dichiarato apertamente di amare il sotto-genere zombi per le opportunità allegoriche che esso ha storicamente fornito agli autori che l’hanno interpretato. In effetti il condominio del suo Rammbock funziona evidentemente come un microcosmo sociale, i cui componenti, nella drammatica lotta per la sopravvivenza in cui improvvisamente si trovano coinvolti, interpretano ognuno un ruolo ben definito. Come in un esperimento di psicologia sociale, in cui si studino i soggetti posti in situazioni-limite – come il cinema tedesco degli ultimi anni pare molto amare: ricordate Das Experiment di Oliver Hirschbiegel? – troviamo qui, rigidamente caratterizzati, il Buono (il protagonista Michael, ovviamente), l’Egoista, il Capro Espiatorio e così via. La paura del contagio è ancora una volta il mezzo di contrasto usato per determinare il grado di umanità residuo nella specie umana.

Nulla di nuovo sotto il sole dunque, compreso un finale che si apre alla speranza all’insegna dell’amor omnia vicit. Persino gli zombie.

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