Aldilà della crisi, del cinema e di tutto il mercato globale in generale, l’ultimo Festival di Roma ha comunque attirato nella capitale un numero ragguardevole di appassionati e di addetti ai lavori da tutta Italia e dal resto del mondo. Non è chiaro ancora il giudizio complessivo che è venuto fuori dalla rassegna. Se tutti gli accreditati prima di andar via però avessero potuto dare un’occhiata a Roma Underground di Laura Mancini, si sarebbero sicuramente fatti incuriosire dagli angoli meno battuti della Capitale, avvicinandosi ad una guida insolita delle zone e dei locali della città solitamente trascurati dagli itinerari ufficiali. Visto che l’autrice è riuscita a trarre un quadro veloce e divertente anche di molti spazi che vivono il cinema a Roma, abbiamo approfittato per scambiare con lei qualche parola, proprio nei giorni del Festival.

Intanto grazie per la disponibilità e complimenti per il tuo libro. Puoi ricordarci brevemente quando hai avuto la prima idea di preparare questa guida insolita di Roma e che tipo di accoglienza hai avuto in queste settimane?

Grazie a voi per l’interesse verso il mio lavoro. L’idea della guida è nata lo scorso inverno quando l’editore, sull’onda dell’entusiasmo per le mie piccole competenze cittadine, mi ha chiesto di scrivere un libro su Roma. Ho aderito al progetto con la libertà di raccontare la città che preferisco, ed ecco fatto.

A questo punto potresti svelarci che tipo di guida usi quando prepari qualche vacanza o viaggio all’estero? Cosa ti annoia di più delle guide tradizionali?

È senz’altro difficile trovare una guida completa e ideale per quando si viaggia. Io solitamente, attirando gli sberleffi dei miei compagni di viaggio, porto con me due guide: la Lonely planet e la Touring club, perché trovo la prima sia utile per le informazioni pratiche e veloci, la seconda fondamentale per l’approfondimento culturale. Ma per scoprire l’underground serve una preparazione sul web, sui blog, sulle riviste specializzate, col passaparola, con la curiosità che è sempre lo strumento di ricerca migliore, specie se accompagnata da un alto grado di socializzazione.

Ciò che trovo noioso delle guide tradizionali è senz’altro il linguaggio, spesso standardizzato e banale, privo di stile e di personalità.

Hai promosso una mappatura molto interessante anche di tutte le attività culturali in città. Pensi però che questo fermento stia subendo un’involuzione o che qualcosa stia crescendo in meglio?

A Roma molto sta avvenendo nella direzione della cultura alternativa. Il problema è spacciare per underground ciò che non lo è, per elettronica sperimentale musica commerciale, per street art un’operazione che di street non ha nulla e così via. All’ampliamento dell’offerta culturale deve quindi sempre corrispondere il mantenimento del livello.

Trovo scarsamente interessanti le operazioni culturali costruite dalla gestione capitolina, spesso pretesti per scatenare inferni commerciali (si veda il miscuglio arraffazzonato di certa estate romana), ma sempre più notevoli le esperienze dal basso, specie quando promosse da giovanissimi come nel caso di Garage Zero al Quadraro.

Ti sei ispirata a qualche libro in particolare mentre finivi la guida? Che ne pensi della serie di Augias sui segreti di Londra, Parigi etc.. o di Isole di Lodoli?

Hai citato libri dall’enorme successo editoriale, non li ho però letti, neanche sfogliati a dire il vero, quindi ciò che è certo è che non mi sono ispirata al loro contenuto, specie per la serie di Augias…

Hai dato ampio spazio alla dimensione in cui si vive il cinema a Roma. Pensi che una metropoli in cui era presente una vera e propria industria cinematografica come Cinecittà meriti di più?

La lotta che i lavoratori di Cinecittà hanno intrapreso con dignità e fermezza lo scorso luglio è la riprova più diretta della situazione critica nella quale versa il cinema italiano. A farne le spese sono come sempre soprattutto i tecnici, i lavoratori che subiscono in modo più diretto e drammatico il progressivo degrado cui viene destinata la cultura in questo Paese. Si veda anche l’occupazione del Maestoso, un caso diverso, ma simile per la criticità della situazione.

Puoi svelarci qual è il tuo quartiere preferito a questo punto? L’itinerario classico che ti annoia di più?

Il mio cuore batte a Roma sud. Se dovessi eleggere uno a quartiere prediletto selezionerei Garbatella, come chi ha letto la guida dovrebbe avere intuito. Mi deprime il solito giro Fori-Fontana di Trevi. Riguardo ai Fori c’è da segnalare la gestione del tutto inefficiente del sito da parte del Comune. Personale scarsamente qualificato, poche agevolazioni per gli studenti, un’organizzazione che scoraggia i turisti in ogni possibile modo costringendoli a file chilometriche senza alcuna assistenza né supporto. Li salva la bellezza storica “naturale” della città, ma di questo chi ha merito?

Alcune aree come San Lorenzo e il Pigneto hanno subito una trasformazione eclatante negli ultimi anni. Il primo ha una concentrazione di pub impressionante, il secondo ha una vita notturna molto attiva, ma di giorno le attività commerciali sono deserte e la cosa sta creando dei problemi agli abitanti storici. Pensi che si possano regolare meglio questi processi?

Sono le contraddizioni che segnano la vita dei territori. Gli studenti fanno molto comodo agli affittuari e ai commercianti stessi, ma poi disturbano quando arriva la sera. Contraddizioni cui è difficile porre rimedio. La desertificazione diurna accomuna molte aree cittadine, ma per questo c’è una spiegazione ahinoi chiara, il progressivo impoverimento delle classi medie e la conseguente diminuzione del potere d’acquisto.

A parte Roma, quali sono le altre destinazioni che consiglieresti vivamente e dove ti sei trovata meglio?

Le città meritevoli di perlustrazioni nell’underground sono numerosissime, da Copenhagen a Nizza, da Bolgona a Catania, la ricerca è potenzialmene infinita.

Hai in preparazione un altro lavoro nel frattempo?

Ho diversi lavori in cantiere, prescinderanno dal mondo delle guide, nel quale mi sono trovata un po’ per caso. Ma per ora preferirei non parlarne per scaramanzia e un po’ di sano mistero!

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