CONVERSAZIONE CON CRISTINE DOLLHOFER

DIRETTRICE DI CROSSINGEUROPE

Questa 18 edizione di Crossingeurope, che si è tenuta a Linz dal 1 al 6 di giugno, rimarrà nel ricordo di molti come un momento di grande gioia, di comunione e di passione cinefila condivisa, dopo tanti mesi di isolamento, in uno spazio reale. Ma Crossingeurope 2021 rimarrà nella nostra memoria soprattutto come l’ultima edizione curata da Christine Dollhofer, che non ha solo diretto quest’evento per ben 18 anni ma l’ha immaginato, voluto e creato dal nulla con tenacia, entusiasmo e la forza di uno sguardo cinematografico acuto, attento alla realtà del nostro mondo, a questioni sociali e politiche ma anche curioso e desideroso di scoprire le nuove voci del cinema europeo.  Dietro la sua innata gentilezza e disponibilità Cristine Dollhofer cela un talento organizzativo e una sensibilità artistica fuori dal comune. La forza della sua visione cinematografica ci ha permesso di scandagliare a Crossingeurope l’immenso territorio del cinema europeo fin nelle sue pieghe più recondite. Non possiamo che ringraziarla per tutto questo.La nostra conversazione ha avuto luogo l’ultimo giorno del festival.

Crossingeurope è uno dei primi festival che si sono tenuti in presenza dopo un lunghissimo periodo di confinamento. Chi ha partecipato ha potuto apprezzare l’atmosfera serena e rilassata della manifestazione e la perfetta organizzazione di ogni proiezione.

L’edizione di quest’anno è stata una vera festa per le sale cinematografiche e per il cinema! I registi erano entusiasti di potere presentare per la prima volta i loro film di fronte ad un pubblico in carne ed ossa. La maggior parte di loro aveva vissuto la première dei propri film solo online! Crossingeurope è stata una bella occasione per un nuovo scambio di idee e di esperienze di cinema dal vivo. Anch’io trovo che le proiezioni si sono svolte con una concentrazione particolare dovuta non solo alla disponibilità ridotta al 50% dei posti in sala ma anche al fatto che, dovendo portare una maschera, gli spettatori non si sono messi a bere e a mangiare come succede di solito, né a chiacchierare con i loro vicini durante il film! (Ride)

Dietro una tale riuscita logistica deve esserci stato molto lavoro e un impegno fuori dal comune da parte di tutto il team. Potresti parlarmene?

Sono felice che il festival si sia svolto in un’atmosfera così serena. Per noi tutti l’organizzazione e la preparazione sono state particolarmente difficili perché abbiamo appreso solo molto tardi, in Aprile, che avremmo potuto fare un festival in presenza e quali sarebbero state le condizioni specifiche -numero di posti in sala, protocollo sanitario e via dicendo- per realizzarlo. Per noi era molto importante avere un back-up in caso il festival non si fosse potuto fare in presenza neanche quest’anno, per questo avevamo già elaborato il progetto di una versione on-line, per fortuna non ne abbiamo avuto bisogno! Tuttavia questo progetto iniziale non è andato completamente perso; ne abbiamo mantenuto una versione ridotta proponendo ai nostri spettatori una serie di film on-line fino alla fine del mese.Sono sempre stata molto ottimista ma non potevo sapere in che forma e con quali regole si sarebbe potuto fare il festival.  Ignoravo, per esempio, fino a che ora avremmo potuto mostrare dei film di sera visto che il coprifuoco, durante tutto l’inverno, iniziava alle 20.00. Per fortuna l’orario del coprifuoco è stato spostato alle 22.00 però abbiamo dovuto aspettare fino all’ultimo per conoscere tutti questi parametri ed iniziare a configurare la griglia delle proiezioni. Inoltre abbiamo dovuto calcolare un intervallo più lungo fra una proiezione e l’altra per far sì che il flusso degli spettatori fosse scorrevole. Come ti dicevo prima, abbiamo potuto utilizzare solo il 50% dei posti in sala. Per potere assistere ad una proiezione comunque bisognava disporre di un documento di vaccinazione, di un test negativo o di un’attestazione di guarigione. L’uso di una maschera FPP2 in sala era obbligatorio. L’impegno logistico è stato ingente anche perché tutti i biglietti- per gli spettatori, per i nostri invitati e per i registi- si dovevano riservare on-line ed erano nominativi al fine di potere rintracciare chiunque in caso di contaminazione. Ovviamente, questo sistema di biglietteria on-line è un investimento per il futuro e resterà in vigore anche per le prossime edizioni del festival. Inoltre, per potere effettuare tutti questi controlli, abbiamo dovuto assumere molte più persone del solito. Per limitare la perdita di posti a sedere in sala abbiamo aggiunto un nuovo cinema, il Cinema Central. Per tutte queste ragioni abbiamo anche dovuto diminuire il numero dei film in programma. Alla fine però tutto ha funzionato bene! Concludendo direi che per noi era molto importante mostrare che il mondo della cultura e dell’arte apre di nuovo le sue porte al pubblico. In questo senso Crossingeurope è stato un vero esordio, una boccata d’aria fresca dopo un lunghissimo periodo di isolamento!  Neanch’io posso credere che un film come: I’m your man di Maria Schrader, che era stato in concorso alla Berlinale quest’inverno, sia stato mostrato per la prima volta su grande schermo con il pubblico in sala a Crossingeurope!

La pandemia ha creato un’enorme accumulazione di film: ci sono dei film del 2019 che non hanno ancora trovato la loro strada, la situazione è ancora peggiore per i film usciti nel 2020 e nel frattempo si stanno facendo avanti anche i film del 2021. Come sei riuscita a risolvere questo dilemma nella programmazione?

Purtroppo nel 2020 abbiamo dovuto cancellare il festival e abbiamo potuto fare solo una piccola versione online. Più tardi con l’iniziativa Crossingeurope Extracts siamo stati in grado di mostrare i due terzi del programma, i Tributes e la sezione sui Local Artists una volta alla settimana in vari cinema all’aperto. Per Crossingeurope 2021 il numero dei film da prendere in considerazione è stato effettivamente enorme. Oltre a dei film molto recenti presentati alla Berlinale di quest’anno come Courage, I’m your Man, The world after us e a Sundance come Taming the garden ho voluto includere nel programma anche dei film provenienti dall’ultima edizione della Mostra del cinema di Venezia, di San Sebastian e di Toronto, ma anche dalla Berlinale del 2020 e da Cannes 2020 on-line. C’erano dei film con i quali eravamo in parola l’anno scorso, dei film di grande attualità che, dopo la Berlinale 2020, non sono più stati mostrati da nessuna parte, per me era molto importante includerli nel programma di quest’anno. Ho provato a mettere insieme una miscela di film più o meno recenti e penso che abbia funzionato abbastanza bene.Purtroppo il 2021 sarà un anno difficile e molti film si ‘sbraneranno’ a vicenda, per così dire, soprattutto per quanto riguarda le uscite in sala. Ci vorrà sicuramente ancora parecchio tempo prima che la situazione possa normalizzarsi di nuovo.

Crossingeurope ha sempre avuto un’identità particolarmente riconoscibile. Quali sono le caratteristiche salienti del festival dal tuo punto di vista?

Crossingeurope è costruito intorno a tre idee fondamentali: in primo luogo una visione socio-politica dell’Europa e di tutte le sue fratture, identità e peculiarità regionali, in secondo luogo un interesse particolare per il valore artistico del cinema europeo e, in terzo luogo, una vocazione per scoprire e valorizzare una nuova generazione di registi ancora in fieri. Riassumendo direi che Crossingeurope è un festival socio-politico, cosmopolita e aperto alla diversità.Come dicevo la gender equality è particolarmente importante per noi e ne teniamo sempre conto nella programmazione. Abbiamo sempre voluto proporre delle voci nuove, singolari e anticonformiste del cinema europeo; nel corso di questi ultimi diciotto anni abbiamo mostrato i primi film di registi come Ruben Östlund, Alice Rohwacher, Ursula Meier, Nanuk Leopold o Maren Ade che hanno avuto inseguito una grande carriera internazionale.

Crossingeurope ha anche sempre messo in avanti una parte dell’Europa che non è proprio al centro degli eventi cinematografici

In effetti, Crossingeurope ha sempre messo l’accento sulle cinematografie dei paesi più difficilmente visibili sulla scacchiera del cinema europeo e della distribuzione: si tratta soprattutto dei paesi dell’Europa del Sud-Est e dell’Europa dell’Est che non possono contare su dei finanziamenti statali importanti per la produzione cinematografica. Io vedo in queste regioni una grande forza, un grande desiderio di raccontare delle storie e una generazione di giovani registi appassionati e pieni di talento che sta facendo i suoi primi passi. Scoprire e presentare queste opere nuove e fresche a Crossingeurope è un’impresa emozionante e ci ho sempre tenuto molto a farlo.

Quali sono stati per te i momenti più incisivi di quest’edizione ?

La cosa più bella per me è stata vedere brillare gli occhi dei registi felici di mostrare di nuovo i loro film davanti ad un vero pubblico! Le proiezioni sono state come una rinascita, come un rito per celebrare la ripresa di un’attività sociale che era mancata moltissimo a tutti. Durante le discussioni coi registi il pubblico è sempre rimasto fino all’ultimo in sala facendo un sacco di domande. Per me, direi, questi sono stati i momenti più belli.Un’altra cosa che mi ha fatto veramente piacere è stata la forte presenza dei giovani al festival. Sono venuti in massa ed hanno partecipato con passione ed entusiasmo alle varie attività che abbiamo proposto. È molto importante che i giovani imparino ad avere la pazienza e la costanza di guardare un film intero durante novanta minuti senza interrompersi per guardare il loro cellulare! La cosiddetta generazione Ypsilon è cruciale per il futuro del cinema e noi dobbiamo prenderla seriamente in considerazione.

Quest’edizione è per te l’ultima al capo di Crossingeurope, un festival che hai creato e fondato diciotto anni fa. Come vedi il futuro di questa manifestazione?

Sono assolutamente convinta che Crossingeurope abbia un bel futuro davanti a sé! Il festival gode di un’ottima reputazione non solo in Austria ma anche a livello internazionale.Un festival deve avere una certa identità e un’immagine inconfondibile. Crossingeurope ha un profilo ben definito e credo che questo profilo verrà mantenuto anche in futuro perché è il nostro marchio di fabbrica, per così dire.  Penso che il nuovo direttore si ricollegherà a questa tradizione apportandovi le sue idee e la sua personalità.  

Il rinnovamento è vitale, direi.

Si, sono perfettamente d’accordo! Comunque tutti siamo sostituibili! Chiunque si trovi in una posizione dirigenziale deve prima o poi cedere le redini a qualcun altro. Un cambiamento è sempre positivo, perché porta nuovi impulsi e ogni istituzione ne ha bisogno.Come direttrice ho sempre dovuto occuparmi sia della gestione economica che della direzione artistica del festival. Bisogna vedere se questo modello verrà ripreso o se questi due compiti saranno affidati a due persone diverse con delle competenze specifiche come fanno molti altri festival. Il futuro direttore dovrebbe avere soprattutto una mente aperta, essere disponibile e ricettivo nei confronti del pubblico e dei registi e non perdere mai d’occhio il quadro generale della situazione.

Come ti senti alla fine di questo lungo viaggio con Crossingeurope?

Mi sento molto bene! (ride) C’è molto affetto da parte di tutti in questo momento. Tutti sono felici e grati di potere finalmente rivedere gente da vicino dopo tanti mesi di isolamento in cui l’unico modo per comunicare erano delle interminabili conferenze su zoom e degli eventi on-line. Siamo passati da zero a mille, per cosi dire, ed è stato fantastico!Direi che sono soddisfatta; sono riuscita a costruire un festival che oggi riposa su delle solide basi, posso consegnarlo al mio successore con serenità e dedicarmi pienamente alla mia nuova missione!

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