Gangor è una pellicola lontana, molto lontana dai lustrini Bollywoodiani. Le serie contraddizioni di un paese drammaticamente diviso tra progresso economico e povertà di massa non possono essere obolite dal pacchetto esotico spedito a sedurre il pubblico di cine-turisti new age. Ciò che racconta il film, produzione italo-indiana, è tutto un altro gioco.

L’Italiano Italo Spinelli mette in questione le numerose divisioni del gigante indiano all’interno del quale alla lontananza georgrafica corrisponde una irreversibile distanza culturale. Se nelle grandi città il progresso economico ha favorito e sostenuto quello culturale, nei villaggi di campagna, dove dilaga la miseria, la vita sociale è dominata da un’organizzazione di tipo tribale che riduce le donne in una condizione di insostenibile schiavitù. Il film, tratto da un racconto della scrittrice indiana Mahasweta Devi, narra la storia di un foto reporter che si incarica di compiere un’inchiesta a Paluria nella regione del Bengali. Tra i numerosi scatti effettuati il fotografo rimane colpito da una foto che ritrae Gangor, bellissima ragazza indiana, mentre allatta suo figlio. Ma ciò che rappresenta un simbolo di arcaica bellezza si trasforma in uno scandalo che sollecita i più bassi istinti da parte degli uomini del villaggio. L’immagine, pubblicata sulla prima pagina di un popolare giornale viene giudicata empia. Per Gangor iniziano i guai.

Difficile sintetizzare l’intento didattico che informa, mostra, documenta e fonderlo con le regole della drammaturgia cinematografica. Spinelli ci riesce parzialmente. Il suo film ha un punto di vista distanziato. Il suo sguardo sembra compiere un sovrappassaggio che osserva la realtà filmata senza indagarla a fondo. Nulla da eccepire sulla sincerità del film e nessun dubbio sulla necessità di portare alla luce e denunciare drammatiche storie di vessazione e sopraffazione. E’ tra le prerogative del cinema. Ma al film di Spinelli sembra mancare uno sforzo di analisi maggiormente approfondito che restituisca la complessità delle situazioni in gioco, oscurata in questo caso da un sovrappiù di paternalismo. Il film è dalla parte giusta, specie perchè pone al centro della propria denuncia la figura femminile, il suo isolamento culturale dietro al quale si dipana uno sfondo di degrado e ignoranza. In questo momento in cui il dibattito sulla questione femminile è più che mai acceso, Gangor possiede gli elementi per suscitare molto interesse nel nostro paese.

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