Che anni erano quelli tra la fine degli anni cinquanta e l’inizio dei sessanta? E che ci fa un’adolescente, con tutto il corredo di fragilità, delusioni e primi baci, stretta nella morsa stringente di una macrostoria talmente lontana che la si può  osservare oggi persino sorridendo? Massime e minime (direbbe un politico di un secolo fa), dentro la stessa pellicola. L’impasto riesce alla debuttante regista Susanna Nicchiarelli. Scevro di toni nostalgici e di rimpianti sterili sul “come eravamo” la regista racconta la “sua” adolescenza fatta di paure, tensioni ideali e amori non o malcorrisposti e le dà un altro sfondo, quello appunto degli anni a cavallo fra i cinquanta e i sessanta, gli anni in cui nel nostro giardino il boom raggiungeva il suo apice e preparava il paese ad entrare nella società del benessere, il mondo iniziava una fase di distensione nel rapporto tra i due blocchi, e la guerra da fredda diventava lievemente più tiepida, ma soprattutto gli anni della corsa allo spazio.

E se il confronto ideologico si sposta in orbite spaziali è lì che si deve giocare la carta della vittoria sul capitalismo. Anche perchè, fino a quel momento il nome “Armstrong” evocava nient’altro che musica jazz e l’ “Apollo11” era probabilmente soltanto un’idea quando il 4 ottobre 1957 l’Urss lancia lo Sputnik nello spazio e poi il primo uomo, il mitico Yuri Gagarin che in due ore ti compie il giro della terra. Come può la sezione del Partito Comunista Italiano -Trullo, quartiere popolare di Roma, ignorare tutto ciò? Luciana impugna la situazione e tenta un’opera di convincimento all’interno dei giovani comunisti ritenendo che questo successo epocale deve essere speso nella campagna elettorale. Ma la strada per una ragazza degli anni sessanta è tortuosa anche tra i comunisti, guardando troppo in alto, lassù nello spazio, si rischia di non vedere ciò che ci sta vicino. Un fratello epilettico, una madre vedova infelice, il suo compagno fascistoide, e soprattutto il cuore che batte per un “compagno”.

Il film penetra nei sentimenti della protagonista e di altri personaggi del film e usando una mitologia e un immaginario riconoscibile, gioca con gli ideali che hanno segnato un’epoca, facendone strumento di un’intelligente autoironia. E’ la formula del contrasto che funziona. I massimi e i minimi direbbe un politico. Gli attori sono quasi tutti non professionisti, ma non ci sarà da sorprendersi se la graziosa e brava protagonista Mariana Raschillà la rivedremo in altre pellicole.

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