Film d’autore e temi politici sono parole chiave della sezione FORUM del festival di Berlino. Il film documentario Yasukuni di Li Ying tematizza la battaglia per la “giusta memoria” nel Giappone contemporaneo. A partire dall’altare “Shinto” nel cuore di Tokio, un monumento in memoria alla seconda guerra mondiale e alle sue vittime, il regista documenta le pratiche istituzionalizzate della memoria e le confronta con i ricordi e i riti dei famigliari delle vittime che vanno all’altare per pregare. “Il film di Li Ying riprende bene l’attuale situazione in Giappone riguardo le pratiche di memoria della guerra”, conferma il produttore inglese del film. L’altare “Shinto” è un “hot spot” dove s’incontrano non solo classi diverse della società giapponese ma anche pacifisti che protestano contro l’idealizzazione dei soldati come eroi di guerra e membri d’altri paesi che hanno subito crimini di guerra dal Giappone: cinesi che non possono dimenticare l’invasione violenta nel 1931, americani che testimoniano solidarietà e condivisione del dolore per Hiroshima.

Li Ying riprende scontri e discussioni del posto e ascolta le diverse opinioni. Mentre la classe politica e militare continua a omaggiare gli eroi della guerra usando il monumento per manifestare la potenza nazionale, i famigliari delle vittime reagiscono in maniera differente: alcuni vanno perché l’altare rappresenta l’unica connessione concreta con i loro famigliari caduti; altri, traumatizzati dal lutto, detestano l’(ab)uso dei morti per mantenere un monumento di guerra. “Non dobbiamo dimenticare mai che sono stati mandati preti buddhisti in guerra”, dice il figlio di un prete giapponese morto a Pearl Harbour. La pratica della memoria istituzionalizzata, infatti, lascia poco spazio alla convinzione pacifista e al dolore individuale. Qualche volta addirittura l’autorità reagisce con violenza: spaventosa per esempio è una scena, in alcuni tratti sono simili agli eccessi del G8 di Genova, dove un giovane giapponese pacifista, scambiato per un cinese, subisce violenza da parte dei suoi connazionali, solo perché manifesta ad alta voce davanti all’altare “contro la violenza della guerra”  La polizia, invece di proteggerlo, lo arresta.

Oltre a documentare le schermaglie di memoria della guerra, il documentario Yasukuni ritorna alle origini della tradizione guerriera giapponese. Il regista fa delle interviste all’ultimo produttore di spade samurai e lo segue durante il suo lavoro. Vediamo il vecchio maestro che pratica i movimenti della battaglia di spada e lo vediamo mentre costruisce le spade con cura. Contrariamente agli altri protagonisti del film il maestro delle spade non parla: la memoria è una risorsa che dev’essere condivisa, ma il ponte con il passato giapponese è pericolante.

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