E’ considerato tra gli appuntamenti di maggior interesse per gli appassionati del cortometraggio a Roma. E un’occasione ghiotta per chi non ha la possibilità, visto la scarsa attenzione offerta a questa particolare forma di cinema, di poterne godere durante l’anno.

Arcipelago, giunto al 19° anno di età, si è svolto, come negli ultimi anni, all’Intrastevere dal 20 al 24 giugno proponendo un articolato programma di short italiani e internazionali, omaggi e sezioni speciali. Per la verità si è trattata di un’edizione fortemente ridotta rispetto a quelle precedenti.

Le tasche sono vuote, i film sono meno. Molto banalmente. Tutto normale nel paese dove la cultura non si mangia. Ma le scarse risorse non hanno evidentemente scoraggiato gli organizzatori. Diversi i corti distribuiti per le tre sale dello storico cinema di Trastevere che hanno accompagnato un programma meno denso, ma ugualmente interessante.

Concepiti spesso come lavori transitori di registi ambiziosi e protesi verso il miraggio frustrante del primo lungometraggio, i cortometraggi sono invece opere compiute in grado di veicolare emozioni, muovere interesse e stuzzicare appetiti visivi. Di solito, si dice, dato il breve respiro, un cortometraggio trova la sua espressione nella forza simbolica di un determinato tema e la sua fulminea rappresentazione.

La diciannovesima edizione di Arcipelago dimostra la vitalità di questo linguaggio per il quale (Tremonti a parte) non si fa molto a livello di promozione e distribuzione. Eppure le nuove tecnologie hanno reso più semplice la possibilità di realizzare brevi storie. Il pubblico in sala ha potuto vedere produzioni realizzate con mezzi modesti dai risultati molto interessanti.

Al di là dei vincitori finali, ciò che va sottolinealto ancora è la varietà delle opere in sala. Una molteplicità di proposte che trovano la loro vetrina nella sezione internazionale, Short planet, con corti provenienti da tutto il mondo, testimonianza della dimensione eterogenea della manifestazione. Un mosaico di proposte definito già nella formula stessa che dà il titolo al concorso. Festival Internazionale di cortometraggi e nuove immagini evidenzia, oltre alla diversità geografica e culturale, anche il carattere sperimentale del cortometraggio. Le “nuove immagini” possono liberarsi dai vincoli costrittivi della sceneggiatura e costruire un’ altra architettura visiva. Il potere del corto. Animazione, astrazione, ma anche realismo, attenzione ai temi sociali. E storie strane. Stranissime. Che solo un cortometraggio può raccontare.

Diverse le linee tracciate in questa diciannovesima edizione. Dall’omaggio a Stefano Sollima, autore della fortunata serie tv “Romanzo criminale”, all’originale e spassosa celebrazione del centocinquantesimo anniversario dell’unità d’Italia (Garibaldi incontra Sandokan..) che mischia la nostra storia con l’immaginario salgariano. E ancora il cinema che incontra la musica, con un corto di Lou Reed e un altro ispirato agli Arcade Fire, documentari su Flaiano, Franca Valeri e l’esordio alla regia di Valeria Golino.

Molta la carne al fuoco in questa edizione, nonostante tutto. E molta qualità. La speranza è che questo appuntamento non cada nelle fauci di chi la cultura se la sta divorando lentamente.

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