About Elly di Ashgar Farhadi è uno dei dieci film emblematici scelti dalla Cinématheque Française per illustrare nel corso della manifestazione “Una giornata a Teheran” la situazione attuale del paese. Il film  presentato l’anno scorso al Festival di Berlino dove è stato premiato con l’Orso d’Argento per la migliore regia ha vinto nel frattempo una grande quantità di premi internazionali. Uscirà in Italia la settimana prossima distribuito da Mediaplex.

Ho incontrato e brevemente intervistato Farhadi nel febbraio del 2009 alla Berlinale; da allora ad oggi molte cose sono successe in Iran. Ho avuto l’opportunità di incontrare Farhadi una seconda volta nel novembre scorso alla Viennale, dove About Elly ha ottenuto il premio del pubblico.
Mi è parso inevitabile riprendere la nostra conversazione, approfondire alcune cose e rivederle sotto una luce nuova. Asghar Farhadi è un uomo di grande sensibilità, rigore e serietà che sa accogliere con un profondo rispetto il suo interlocutore.

In About Elly Asghar Farhadi ci fornisce un’immagine insolita dell’Iran ritraendo un gruppo di giovani della classe media, moderni e apparentemente disinvolti durante un breve week-end al mare. About Elly è un film sulla menzogna, sulla mistificazione, sulla dinamica di gruppo e i giochi di potere. La prima inquadratura del film é un’immagine bella e misteriosa: al centro dello schermo nero un’apertura obliqua lascia filtrare un fascio di luce, indistintamente vediamo delle mani inserire delle banconote nella fessura. In Iran è di buon augurio fare un’offerta votiva prima di un viaggio, perché il viaggio è considerato potenzialmente pericoloso. Questa scena contiene in nuce il soggetto del film. Attraverso un meraviglioso accordo di montaggio la striscia di luce si trasforma impercettibilmente nell’apertura di un tunnel: tre macchine corrono a tutta velocità, dai finestrini si affacciano delle ragazze che ridono e urlano di gioia. È l’inizio di una vacanza di tre giorni che porterà un gruppo di amici da Teheran sulle rive del mar Caspio.

La comitiva è composta da tre giovani coppie con i loro bambini e da Ahmad, un ex compagno di università di ritorno dalla Germania per un breve soggiorno. Sepideh, una delle donne del gruppo, vivace e molto intraprendente, ha preso in mano l’organizzazione del viaggio e ha deciso di invitare all’insaputa degli altri una ragazza, Elly, maestra di sua figlia, che conosce appena. Sepideh pensa che Elly potrebbe essere un ottimo partito per Ahmad divorziato da poco dalla moglie tedesca. Ben presto i membri della compagnia si rendono conto di questo maneggio ed Elly si ritrova ad essere, suo malgrado, al centro dell’attenzione generale. Più che un vero e proprio interesse Elly risveglia la curiosità; a prima vista tutti sembrano inclini ad accettarla e vedono la sua venuta come un gioco ma appena la ragazza volta le spalle o si allontana, sono pronti a stuzzicarla e a ridere di lei. Elly da parte sua è corretta e socievole ma allo stesso tempo è riservata e sfuggente e sembra essere a disagio.

Gli amici mangiano, si divertono con dei giochi di società, ridono, scherzano eppure nell’atmosfera allegra, spensierata, nell’entusiasmo quasi infantile da cui sono pervasi c’è qualcosa di leggermente forzato, una nota stridente. Il secondo giorno sopravviene un terribile incidente: uno dei bambini scompare fra le onde. Dopo alcuni momenti di angoscia estrema viene miracolosamente ritrovato vivo, ma è Elly che questa volta manca all’appello. Man mano che le ore passano l’inquietudine si trasforma in panico; questa situazione mette a dura prova i nervi dei presenti, scoppiano dei litigi, gli uni danno la colpa agli altri e tutti si rendono conto che Elly é un’estranea di cui in realtà non sanno nulla. La sua scomparsa più che vero dolore, genera una preoccupazione egoista; in fin dei conti nessuno vuole essere implicato e tutti vogliono evitare seccature, come un’inchiesta della polizia, ma soprattutto complicazioni di ordine sociale e morale. Nessuno vuole sentirsi colpevole e nessuno é pronto ad assumere una qualsiasi responsabilità. L’istinto di sopravvivenza del gruppo è talmente forte che alla fine Sepideh giunge a mentire al fidanzato di Elly, distrutto dal dolore, per salvaguardare la sua serenità e quella dei suoi amici.

About Elly è costruito come un gioco di specchi che più che riflettere un’immagine, crea infinite distorsioni, moltiplicando i punti d vista. La caratteristica stilistica saliente del film sono le inquadrature medie che non ci lasciano respirare, ma creano un’atmosfera soffocante come se, anche a noi, mancasse l’aria. Questo tipo d’inquadratura non é impiegato solo all’interno della casa, dove per ovvie ragioni è difficile filmare i personaggi da lontano, ma anche negli esterni.
Nel momento in cui scoppia la tragedia le maschere cadono l’una dopo l’altra ed ognuno mostra il suo vero carattere. Il gruppo, alle prese con le rigide convenzioni della società iraniana, è ritratto da Farhadi in modo incisivo e spietato.

Il regista ha dichiarato di avere voluto fare un film politico suggerendoci così una  lettura metaforica di questa complessa vicenda. Elly muore di morte accidentale, ma viene ‘uccisa’ una seconda volta umanamente e socialmente, la sua reputazione viene sacrificata per sempre dal gruppo che preferisce la sua sicurezza ed il suo benessere, alla verità.
All About Elly ci invita a riflettere.

Se ti è piaciuto quello che hai letto, perché non lo condividi?
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.