Quando qualche anno fa iniziai a scrivere per Schermaglie la recensione di “Fuoristrada” della regista Elisa Amoruso, un documento sulla vita reale di Beatrice, in una Roma di periferia attuale e vera nel suo contesto, stentavo a credere, pur con tutti i miei sforzi, che Beatrice/Pino fosse davvero tale. Ma l’avevo vista nella sala del Nuovo Cinema Aquila, dopo la proiezione, e quindi andai avanti, prendendo forza dalle mie stesse impressioni e da quelle trasmesse da lei.

Una nuova amica (Une nouvelle amie) avvalora i miei pensieri e nutre ancor più le mie certezze, sferrando un ulteriore calcio alle gabbie del conformismo sentimentale e sessuale e chissà, forse riprendendo inconsapevolmente – la storia è tratta da una novella di Ruth Rendell, scrittrice inglese – qualcosa dello schema di coinvolgimento della vicenda romana, lo adatta ad una Francia notoriamente più disinibita ed aperta. Anche grazie a quanto ho imparato da Fuoristrada, a mio avviso lo fa rappresentando un personaggio intenso, commovente e concreto, quello di David, reso indimenticabile da Romain Duris.

Quel che scrivo sarà tutto a favore di Ozon, regista che ha la capacità di insediarsi – ed insidiarsi – nell’anima passando per il sesso ma andando poi a colpire molto più in profondità, in un’esplosione di emozioni che sfiorano percezione, attrazione, passione e amore tutto sul filo del proibito e del perturbante.

Il filo rosso che in effetti unisce il personaggio di David ad altri di Almodovar, di cui è innegabile la traccia lasciata in Ozon, non si esime dall’unire anche Hitchcock, in quel suo svelare discreto ed incisivo che non manca l’obiettivo. Ma la storia suggerisce anche l’affetto profondo ed evidentemente saffico (almeno per Claire) delle due amiche, laddove Laura funge da spina dorsale alla vicenda narrata da Ozon.

Si aggiunge quindi anche il ricordo di Pomodori verdi fritti alla fermata del treno di John Avnet. Insomma, nel suo incedere Ozon pilucca qua e là da maestri e storie che non si dimenticano facilmente. E come non sottolineare, ancora, l’avanzare ambiguo tra sogno e realtà di Ozon, che è forse la sua costante più inquietante traghettandoci, ogni volta, alla foce dove visione ed eccentricità convergono fondendosi nel mare dell’effettività.   

Ma al di là della bravura o meno dell’autore, vorrei esprimere qualcosa di più sul ritratto di David. Beatrice e Virginia – quest’ultimo nome che, come Pino in Fuoristrada, David assumerà – hanno molto in comune. Entrambi amano donne, entrambi si innamorano e si sposano, entrambi hanno figli ed amano con il proprio sesso. C’è una scena nella quale Virginia verrà “accusata”, durante l’amore, di essere un uomo – come ignorare l’evidente eccitazione tra pizzi e merletti? – ecco credo che il senso sia tutto lì, l’incredibile verità dell’amore nelle sue infinite sfaccettature, senza pretese identificative di genere. E l’assurdo che crediamo di percepire all’inizio finisce per coincidere con la naturalità delle cose. Le lacrime di Virginia, lasciata sola nel letto durante il suo atto sessuale intenso ed incompiuto, con la parrucca arruffata e scomposta, nella luce soffusa della stanza, ci restituiscono una delle immagini più struggenti di tutto il film. Come nella tenacia che la spinge ad indossare abiti femminili estremamente romantici – noi donne possiamo utilizzare cravatte e pantaloni, non altrettanto ai maschi è consentito il tacco da donna e la gonna, uno dei pochi limiti a loro imposti. E l’ironia si intrufola nel pianto e non solamente in una scena – e da qui come non richiamare lo storico ridere e ridersi su tipico dei gay, trans e quant’altro, attraverso la cinematografia, ma anche nel consueto, un sorridere a volte amaro, quando questo non diviene addirittura un volgare o violento insulto o tragedia come epilogo.

Anche la storia di Claire non va sottovalutata poiché si ricollega, per svariati motivi che sarà interessante scoprire, a ciò che accade. Come dire, non c’è Virginia senza Claire, lei che si prende cura dell’aspetto delle amiche, la precedente e la seguente, ma che sa anche annullarsi in loro nel momento del bisogno, atteggiamento tenero che sembrerà poi cozzare con il ricercare, inconsapevole o meno, per Claire, abiti maschili quasi per assecondare, a suo modo, una coppia particolare, irriverente e molto coraggiosa.

 

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