Proprio nel cuore di Via Giulia a Roma – dove in questi giorni si sta consumando un vero e proprio affronto alle fondamenta della città, in nome degli interessi di pochi legati alla costruzione di parcheggi privati e Hotel di lusso – la MuGa gallery propone un’esposizione che è decisamente più in sintonia con l’idea di arte o socialità che si è sempre respirata in quegli spazi.

Fino al 9 maggio infatti a pochi passi da Palazzo Falconieri è in programma Latenze Visive, la prima personale a Roma del giovane  artista emiliano Luca Zarattini.
Noto agli appassionati del math-postpunk-alternative per la sua militanza nei Modotti, il performer di Comacchio a nemmeno trent’anni ha già maturato una significativa esperienza nella ricerca di un suo personale equilibrio tra figurazione e de-figurazione.

Leggendo recentemente i Diari di Cheever siamo rimasti contagiati dall’esperienza di un vissuto prossimo all’estasi anche nei suoi momenti più tragici e prossimi alla fine.
I lavori di Zarattini, per il modo in cui snodano e cristallizzano l’essenza di umanità e carnalità anche in corpi e figure prossimi alla macerazione, ci hanno immediatamente rimandato a quell’idea di forza e attaccamento indomito ai principi della propria natura.

Nei suoi studi su l’arte povera, gli ottoni e le simbiosi tra volti e materia, Zarattini spesso ha tenuto un  filo conduttorre nel rapporto tra memoria, fisicità e mutamento.
Nei disigni che presenta in Latenze Visive il tutto assume una valenza che sembra sfidare ancora di più l’idea di forma e movimento, anche se il tutto si sviluppa su linee e soggetti molto più essenziali.

Il principio di memoria, traccia visiva ed impronta onirica ha degli sviluppi anche nell’interessante video Drawing 2:13, realizzato con il Collettivo Centonove, dove si valorizza anche l’apporto dell’immaginazione dello spettatore.

In un ipotetico parallelismo visivo, l’essenzialità del tratto di Zarattini per l’attenzione ai volti e alla naturalezza potrebbe benissimo rimandare a qualcosa di Jarmush o Cassavetes. Rimanendo a Cheever, sempre nei Diari è interessante la sua riflessione su come pittura, scultura e musica abbiano perso la forza di un dialogo con lo spettatore smarrendosi nelle regioni di una metafisica che le ha indotte ad abdicare la loro responsabilità spirituale di farsi da tramite tra uomo e il proprio personalissimo pantheon di riferimento.

La nodosità e tutta la fisicità che caratterizza Latenze Visive è una piacevolissima novità in questo senso e ha il merito di poter far arretrare – quantomeno – i termini della discussione.
Luca Zarattini_LATENZE VISIVE
a cura di Giorgia Borrello e Valentina Piccinni

MuGa Multimedia Gallery
via Giulia 108/109_00186 Roma
mar-ven 11.00-13.00 | 15.00-18.00
Tel. 06.64540484

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