di Luca Spanu/ DETOUR Cineclub a Monti – Dal 26 marzo al 10 aprile 2022. Quasi 6 anni dopo la quarta edizione OTRFFest, internazionale aperta dal durocommovente Good Bye My Love I’m Off To Fight di Chantal U. e vinta dal Mitico Tommie C. con Covered With The Blood of Jesus, OnorPiacere Grande è ritrovarsi con il Detour, Sergio, Cristina, Daniele, la molteplice collaborazione di tantetanti, a scrivere, sulla strada ancora. Sulle strade di mondi anche violenti, belligeranti, pazzi tragici. Ma anche sulla strada del cinema di Viaggio, a volte immobile, a volte immaginario, spesso emozionante nel rappresentare volti, monti, mari, sfumature di luce e di ambiente non solo veicolate da immagini mostrate, ma suscitate da parole, sguardi, riflessi, suoni echi sottintesi suggestivi.

OSANNAPLES dunque. Sapido antipasto docu-musicale, in forma di intervista ai prog-tagonisti del progressive rock anni Settanta in Napoli..originanti niente meno che la ‘Woodstock’ italiana nel ‘Be In’ happening-concert del ’73. Luci musica maschere kiss-genesis voci e colori, per il NaplesPower nato anche dagli evolvendi VoltiDiPietra, CittàFrontale, Osannappunto.. nomi che son già tutto un prog-ramma J

L’UOMO CON LA MACCHINA DA PRESA DI Ziga Vertov (1929). Antipastwo. Girato alba-tramonto nella città di Odessa, per larga parte. Avanguardia per PeepingTommies estasiati non meno che frastornati.  Pur magnificandone lo ‘attacco alla illusione dell’arte e all’arte come illusione’ Morandini XII (scritto 2009) ne segnala la pessima colonna sonora. Detour rimedia con sonorizzazione innovativa autonoma, affidata in presa diretta a Adriano Lanzi improvvisator-chitarro-elektro-composer (cui mancai, ma esperienza notevole assicuro fu altra sul bianconero di danze balinesi, in passato).

Alcune sapide sotto-partizioni articolano il Filmfest in serate dedicate a temi di sovra-contesto, quali : Tempospazio in viaggimmobile, Catastrofi&postumi, Incidenti di vitapercorso, Migrazioni e integrazioni, Donne e Storia, individuale personale.

Poi parte la Visione In Concorso. Sempre mediata, introdotta e carezzevolmente guidata dalle parole degli inimitabili Sergio e Cristina, ispiratori, organizzatori, cesellatori di viaggio-esperienza e tanto di più.

LA CAROVANA BIANCA (°°°) docu-cineverità di elevata sensibilità.

Il Circo Wegliams (:!?!:) bloccato dalla pandemia a Giugliano napoletano.

Gorillautistico simbolo potente a sé bastante, evocato da un giovane circense che del circo non pare entusiasta e forse inaridirà la discendenza artistica. La sedentarizzazione il vero dramma sullo sfondo, il lavoro stanziale cercato e accettato per sopravvivere, addirittura comprare un ‘terreno’ in radice contrastante con il flusso itinerante. Nelle nuove generazioni i talenti espressi nel disegno, nella istruzione che parte con sillabazione a.d.didatta, nella cura degli animali feroci reclusi oppure pascolanti starnazzanti (su tutti, la maialina grigiogrufolante tra la fresca erbetta suburbana, il lama sputacchioso secondo natura, le Tigri a nome Chiara e Piccola).

La divisione del cibo secondo età dei singoli riceventi, sian biscotti per piccini o legumi ceci-lenticchie per chi sia pari nel bisogno.

Lo stormo dei bambini e ragazzi negli schemi parrocchiali, che li accolgono a fini (ambolati, interessati) sacramentali.

La madre acrobata enuncia il tema sottostante a tutto, in verità : negli affetti e nei rapporti con il mondo, con tutti e tutto, vi è un limite e un infinito, che lo trascende, oppur ci prova, a traino di superiore passione-tradizione che domina e rende liberi al punto da far sopportare in nome di essa il freddo, la pioggia, le umiliazioni del sentenzioso prete (mai in controcampo, basti la agnellata fantozziana di lui voce) e altre varieventuali.

I cineasti-autori nel dopofilm elogiano Amazon (:solo per il mezzo a gratis-reso, però:) e dimostrano di aver voluto comprendere, non solo raffigurare, le regioni e le ragioni della separatezza, del nomadismo circense, del legame saldo e bizzarro con gli animali non domestici per natura, della cultura che si rende viva nel ricordo ormai sbiadito del pubblico dagli occhi lucidi e felici.

  • PREMIO SPECIALE-Detour OnTheRoadFilmFest Ottavo, 2022 (proclamazione 10 aprile)

WASTELAND(°°°) mediometraggio di giovanissima cineasta sudcoreana, che nella clip di saluto ricorda sua passione influente per il cinema di Rossellini, De Sica, Antonioni. Bianconero a camera fissa, ampi silenzi e dialoghi solo a evocare sogni sognati. Post-apocalisse vissuta da una giovane coppia, da un monocolo cacciatore che poi sparerà.. in ossequio alla regola di scena checoviana del ‘ciò che appare farà quel che deve fare’. Betulle chiarificanti svettanti e tanto grigio, tanto nero della notte che i Nostri attraversano, della putrida pozza in cui il sogno si spegnerà, per inverarsi forse. Il fuoco non rischiara, ma accende nello spettatore un disagio amplificato dal silenzio. La umanità si è spenta, anche se ancora illumina il mondo devastato la-conica luce da un elicottero (forse) davvero immaginato.

KOI (°°°°) di Lorenzo Squarcia, che in videocollegamento parla al pubblico in sala della realizzazione del singolare progetto da italiano che si rapporta con storie giapponesi di soccorritori (o cercatori di resti, umani e materiali) nel dopoTsunami del marzo 2011, che uccise 20,461 e disperse 4,752 – con onde di 40 metri, veloci fino a 750 km/ora.

Koi è la carpa che risale torrenti in piena, cascatelle addirittura, sfregiandosi la lucida biancarosea pelle contro i sassi, nello sforzo immane. E’ animale, è deità umana troppo umana. Il protagonista  Narita biker-soccorritore nel disastro e oltre si tatua con essa una spalla e braccio, la schiena lasciando intera al viso di un demone a rappresentare la parte oscura mai sopita, nel braccio anche una siringa per la droga che, serpeggiante, confonde. Narita meccanico-rocker dal passato buio si circonda di amici tatuati, male visti per supposte-codificate mafiose appartenenze. Ama gli AC/DC australiani perché cantano di non fuggire mai; fonda con i suoi eslege-sodali il gruppo di soccorso post Tsunami Suppport The Underground, suona con gli HashBall e sorride a chi lo intervista come un bambino, dal basso del suo strapuntino. Ricorda commosso il giovane taciturno musicista che si impiccò, un giorno dopo aver suonato con la band.

Takamatsu altro protagonista cerca la moglie spazzata in mare dalla onda gigante. Mai più ritrovata, da quasi dieci anni la cerca; e ancora cerca, tramite immersioni subacquee costanti nel mare antistante lo sfacelo del disastro. Di pochissime sommesse parole, mostra fotografie e filmini di famiglia quali diamanti sfavillanti. Una madre mostra alla camera oggetti appartenuti al figlio poco più che ventenne, morto come e con la moglie di Takamatsu. Un giovane padre ricorda infine la giovanissima figlia scolara elementare, non allontanata dagli insegnanti sulla vicina montagna ma lasciata con decine di bambini in attesa della piena che li uccise.

Il regista-ideatore al postutto ricorda come si sia mosso nella taciturna estranea società giapponese (sempre con la mediazione di interprete, ma con troupe italiana), realizzando  riprese e raccogliendo testimonianze di grande impatto emotivo e narrativo, affrontando il tema centrale della solidarietà che motiva i più disparati personaggi alla azione verso il dolore delle persone; persone loro stessi, siano reietti tatuati che la società percepisce minacciosi o indegni, siano quieti giovani pensionati meccanici aviatori – che guidano autobus e si immergono nel mare ogni giorno con la tranquillità del rito che accompagna un destino ormai fissato. Tutti loro soccorrono, parlano suonano guidano moto, si immergono, raccolgono rifiuti rigettati dal mare sulla spiaggia, sensibilizzano nelle scuole la cittadinanza sul disastro avvenuto.

14 ore di girato montate poi suggestivamente in 80 minuti, ci fanno entrare nelle vite dei soccorritori e dei soccorsi, che pur se non sommersi non si sono salvati dal rimpianto lancinante.

  • VINCITORE OnTheRoadFilmFest Ottavo, 2022 (proclamazione 10 aprile)

EVA VOUDRAIT(°°°°°) breve intenso di Lisa Diaz, che in clip introduttiva di saluebienvenu rispettivo annuncia lungometraggio in preparazione. Lo si attende con ansia, visto il Detour-vistJ

Brillantemente delizioso nella leggerezza pensosa con cui affronta la tematica (di per sé angosciante) della giovinezza che passa, le relazioni parentali amicali umane in generale, lo sguardo-auto-intervista su di sé nel tentativo di progettare un futuro di esistenza non più solitaria ma materna addirittura.

Surtout : LesTarots. En suite: Lechaos Leau/lapurification Lefoudre/foutre Lepomme (..que ^ c’estLECHEC, LERATAGE)

Che sian disastri, bagni lustrali, fulminanti colpi(f)ottici, mele primordiali..che sempre si mordono, va da sé, sempre portano a scacchi esistenziali e rovine conseguenti…la sequenza dei tarocchi letti dalle garrule amichette val da sola il prezzo dello (economicissimo, sia detto con rammarico) biglietto.

Valevole al pari almeno della nervosa-fumata-sguardo-in-macchina con cui Eva soppesa rivolta al pubblico in sala i forse-pro e i molti-contro dello esser madre, tenuto poi conto che ‘Il va faire chaud’, sempre più caldo anzi nel mondo a venire, anche fuori di metafora.

Il dialogo con la madre e con le amiche la stuzzica a prendere decisioni estemporanee di accoppiamento, prima di diventare ‘trop moche’ per essere appetibile, e troppo anziana per procreare.

Incontri ‘on the road’ con carnevalizie patafritte, peto-ostriche, trombettieri verdezebrati e sperduti alla loro banda .. porteranno alfine Eva-prima-ultima donna al termine del campo di grano sognato, in braccio alla scienza di Bruxelles che congela ovociti, ma soprattutto, al sorriso di chi si accetta e talvolta si diverte, vivendo con leggerezza la vita senza secondi fini.

  • VINCITORE PremiodelPubblico OnTheRoadFilmFest Ottavo, 2022 (proclamazione 10 aprile)

KALASHNIKOV SOCIETY(^^^^^) di Cristophe Karabache franco-libanese, che nel salue-messaggio da Parigi sottolinea l’urgenza di prender&girare con la videocamera del cellulare scene del film, strano videoimpasto di reportage insurrezionale civile, intervista-soliloquio, visuale urbana-marina-lisergicopolitica su luci, rumori, pensieri e colori sempre scintillanti, pure se cupi, in aria tersa appena emersa dal fumo della guerra, della madre-delle-esplosioni, del degrado, del conflitto sociale permanente.

Sottolineata da musica strappante martellante sincopata, con breve intermezzo di chitarra hendrixiana, la voce pseudo-narrante passa dalla donna dai rossi capelli fluenti in una chiara acqua bassa – o sul mare che aggredisce direttamente ruderi urbani colpiti da una verdazzurra schiuma – al personaggio barbuto e incattivito ‘sovrano del caos’ che solleva pesi  in sbarra di ferro tratteggiata a unire bloqquadri di cemento, maneggia una cromata pistola ‘compagna diuturna di vita’, descrive il popolo libanese come anestetizzato, privo di sensazioni e persino di emozioni, sconfitto dallo ennesimo scoppio che rade al suolo case e cuori.

Alle ‘confessioni’ dei narrati si alternano le proteste violente per le strade, i palazzi diroccati, i feroci insulti al governo e al parlamento dei pochi, al favoritismo a danno dei molti-tutti-altri. Quindi la macchina (il cam-cellulare) trema, ondeggia, fugge tra lanci di pietre, spari, fuochi, magliette del Che, urla di ‘Rivoluzione! Risultanti caleidoscopiche riprese e sonoro straniante.

Partendo dalla esplosione chimica al porto, che ha cancellato un quarto (!) della intera città centrale, il film-reportage riesce a fondere la dimensione politica e sociale a quella intima, vista anche da occhi appannati da fumo e lacrime, di rabbia eo di tristezza.

Nel dialogo con il regista delle persone-personaggio. Nel contatto con i gatti (preferibili agli umani, pensa il Barbuto), sui frangiflutti e tra le auto di quartieri semidistrutti.

Le visive suggestioni raccontano come un testo scritto e recitato. Dopo il frastuono, capelli rossi di henne nelle basse acque, limpide non come il mare che si frange sopra colonne e i blocchi di cemento divelto e diroccato. Poi ancora urla e corse tra il fumo, scritte sui muri Our bodies belong 2 us

Una zucchina avvizzita, giace e viene ripresa.

Le narrate code di 5 ore per la benzina, scavalcate da ‘amici di amicinfluenti’, materializzano non solo spari e urla e proteste, ma il contesto fatto di crisi finanziaria, blocco di depositi bancari, corruzione, nepotismo, disuguaglianza, disperazione nei cuori del Libano, per anni lussuosa e multietnica e plurireligiosa Svizzera mediorientale, poi terreno di invasione, attentati, odio tracimato. Christophe non è alla prima partecipazione a un OTRFFest. Speriamo di rivederlo ancora in futuro.

POURQUOI LA MER RIT-ELLE? di Aude Fourel, regista presente al Detour in quanto ospite a Villa Medici con borsartistica. Ella in pre-film tratteggia in poche commosse parole la propria esperienza alla ricerca delle radici attraverso i canti resistenziali algerini, fatti di berbero, cabilo, arabo, francese; e i canti di minatori, uditi in circoli torinesi (da dischi in vinile datati 1961) connessi alla regione di St.Etienne dalla consapevolezza di classe operaia. Echeggiano i nomi favolosi di Biskra e di Tozeur.

Nel film , suggestivo bianconero affidato alle voci non meno che alle immagini di fotografie, volti, riprese sgranate dal tempo, i canti di donne e di combattenti evocano le vicende della Guerra di Algeria, del FLN, la ‘tristezza del mare’. Donne rievocano le violenze e le uccisioni dei francesi occupanti, il suono delle armi. Alla fine risuona in melodia che :

“La storia in fondo non fa ridere. La sua ferita non si chiuderà”.

  • PREMIO alla Regia del OnTheRoadFilmFest Ottavo, 2022 (proclamazione 10 aprile)

ALLIEURS PARTOUT (°°°°) Di Altrove Ovunque parla su vari piani un giovane richiedente asilo a Londra, proveniente (a piedi) dalla Repubblica di Iran, attraverso Turchia, Grecia, Serbia, mediante agenti-passatori, il primo pagato 2 milioni di Tomani iraniani ( Eur 43,00 environ).

Immagini provengono solo da telecamere di sorveglianza o circuiti chiusi/digitali satellitari e sono buie, sgranate, da parcheggi, strade, desolate rive, porti, desolazioni urbane, insegne che illuminano cammini zoppicanti fino al tavolo del funzionario-intervistatore che vaglia la richiesta di asilo, per motivi politico-religiosi.

Sincronico diacronico insieme, durante il viaggio e dopo di essi Egli parla e scrive alla madre a alla sorella, via telefono o  con messaggi fono e scritti. Le lingue si affastellano, come i luoghi percorsi con piedi insanguinati, come scritte su muri di celle straniere; farsi persiano, francese, inglese (italiano nei messaggi riprodotti su stile di chat whatsapp)

  • Piove sempre. Adesso capisco l’importanza della luce.
  • Lo stato della luce è lo stato in cui ti trovi.

Poi il rifugiato studia on line un corso che insegna come diventare ricchi in borsa,. Corso redatto da un connazionale ora nord-americano, diventato milionario, mentre scorrono fotografie di lussuosi resort con piscine vista mare.

Chiude la voce (come tutte, in ‘over-out’) della sorella, da un luogo imprecisato :

“Ordinerò un gelato. Sarà al pistacchio”.

Riposo, alfine conquistato.

LE CADEAU (°°°°e mezz)

La ‘vox media’ che ci dona la regista belga Van Imschoot (belghe anche anche le registe Ingold-Perelmuter di Allieurs Partout) è quella delle forti emozioni, di gioia o di tristezza estrema – comunque, liberata. Il grido modulato rimbalzante chiamato Youyou in Francia, Zagharid in lingua araba nordafricana. Le video-interviste di una donna con velo islamico color salmone, libero il viso, che narra il matrimonio combinato dai familiari, in spregio al suo volere; di una donna già bambina, in viaggio con parenti verso mete gradite ricordate; di una giovane vittima di violenza sessuale, poi ripetutasi e aggravatasi, perché segnata da urla laceranti che tutto il corpo assorbono impegnano – e in risposta, da una porta che si apre : una donna che si affaccia, vede la violenza in corso, richiude la porta. La voce è come una porta, dice lei guardando sempre fisso in macchina : quando aperta, non si sa cosa ne possa uscire (o entrare).

Per la giovane italo-belga violentata, ora insegnante, la comune delle donne che fanno Youyouuuuuu è anche terapia e liberazione.. e se ugola e lingua e gola non sono da subito pronte alla prodigiosa emissione gorgheggiante, si comincia con un hmmmm…un ronzio consolante armonioso.

TIONG BAHRU SOCIAL CLUB (°°°°°+) del genialissimo Tan Bee Thiam, che introduce con sfondo angelicato augurando al pubblico tante gioie e coccole, tra le varie.

Favola lisergica dai colori arcobaleno diffusi a piene mani. Fantasmagoria di smorfie, danze, riti di benessere orchestrati da un possente algoritmo della felicità e da uno staff che seleziona attentamente nuovi membri, per aumentare il valore del lotto immobiliare.

Dai ninja grassocci seminudi topi di appartamento alla vecchietta cinica autrice di giochi di magia anti-empatici vecchio stampo, il film è disseminato di scenette folgoranti, se non divertenti. Una distopia in rosa che piega Orwell, Huxley, London, Mc Carthy, Moore, Golding, Verne al sorriso un poco ebete e a breve termine rassicurante del venditore di bubbole. Anni e anni di telecommerciale e populidiotismi concentrati in pillole dal forte sapore abbacinante.

Cose che si apprendono dal film (e potrebbero evitarci gaffes in società, presenti eo future) :

  • Al gioco shoot-shag-marry : le persone da menzionare non devono essere presenti in scena.
  • Tre sono i tipi di abbraccio (se massimi devono essere i benefici) : tartaruga, serpente, ragno.

Memorabili le scene di atletica gioiosità in piscina, in meditazione, in assistenza anziani (contrastata dai soggetti non sempre collaboranti), scandite impersonate dagli ospiti, dagli animatori, da un motore intelligente dialogante in apprendimento continuo, da un uomo-ombra virtuale che musica la vita del protagonista Ah Bee secondo il noto adagio : “Waltz can get you out of the blue” e suona  il Sax for Sex durante la sessione di multipratica con la super-animatrice Geok, spaventata in fondo solo dallo stare sola – o meglio dalla sensazione di poter essere in futuro spaventata dallo essere sola.

Singapore, Città Stato zero-crimine e total-ordine, ci istruisce in forma colorata sul futuro che aspetta le donne e gli uomini grigi.

SHORT CUTS sono 9 come i lungometraggi in concorso. Quasi tutti notevoli, esploranti il tema del viaggio non solo fisico nei luoghi degli affetti e della società liquida-ma-non-troppo-in-fondo.

FEELING THROUGH (U.S.A.)°°°°

Artie (sordo-cieco) e Tereek (giovane afro-americano suburbano) si incontrano per caso.

Sono in giro per un appuntamento galante (dicono uno allo altro). NYC, probabilmente. Passata è la mezzanotte, i bus infra-urbani non passano. Loro si parlano-con il tocco, scrivono/leggono, camminano, da un drug-store a una panchina si ascoltano nel profondo, fino allo scioglimento consolatorio in cui il giovane nero affida il bianco Artie a un bianco-aspetto-di duro autista di bus, tra i sorrisi multietnici degli spettatori (quelli trasportati, quelli davanti allo schermo).

“You’ll be ok too”, scrive Artie a T.

  • Vincitore ex-aequo con TooBigD : CORTI PremiodelPubblico OnTheRoadFilmFest Ottavo – 2022 (proclamazione 10 aprile)

HOMO MOBILIS (Can)°°°°

Dedicato al moderno uomo che vive la pandemia; e la frenesia del consumo compressa-non- repressa. Ripresa : in ‘soggettiva automobilistica’.

Come in Allieurs Partout, strade buie, desolazioni urbane ma anche superstrade filanti, svincoli e palazzoni rutilanti, piazze, parcheggi enormi più di piazze, immondezzai industriali, tavole calde, insegne, cine-drive in, autolavaggi e drive trough-covid tampon, riti tristi e giornalieri, in movimento quasi come se tutto non fosse cambiato.

  • Menzione della Giuria Cortometraggi OnTheRoadFilmFest Ottavo – 2022 (proclamazione 10 aprile)

PIANO (Italia)°°°°

La violentissima reazione di un giovane paraplegico al blocco di un ascensore pur futili motivi si tramuta in una sofferta ma ricompensata ascesa verso una romana terrazza condominiale, attraverso incontri con condomini storditi-soprattutto giovani, le spire aggraziate di una tromba delle scale ‘art nouveau’, lo sguardo partecipe-senza-compatire di un giovane fumatore; forse un portiere, forse un manutentore, di sicuro una compagno di contemplazione della Eterna Città dal piano alto.

TOO BIG DRAWING (Belarus)°°°°°

Selezionato anche a Cannes filmfest. Genialissimo sorprendente. Una matita viene temperata, scorre in verticale dal centro di un foglio verso il basso, fuoriesce sul tavolo, sul pavimento senza mai staccare.

Stacca la macchina invece e frenetica riprende a salto-ambienti, il movimento ininterrotto. La matita corre non stanca, mai sollevata dalla mano, dal pavimento alle scale, al giardino, a strada strade piazze cantieri ponti sottobosco bosco funghi alberi retemetallica sabbia granito ruscelli fiumi spiaggia fondomarino e poi di acquario ghiaccio neve ghiaccioli foglie strade ancora rive fiumi giardino davanzale tavolo foglio ancora, ma dal bordo superiore in giù e STOP. Il possessore della mano si rilassa sulla sedia – e guarda fuori, mentre il mozzicone di matita giace.

  • VINCITORE del PremioMigliorCortometraggio + PremiodelPubblico (ex aequo) OnTheRoadFilmFest Ottavo, 2022 (proclamazione 10 aprile)

L’ESSENCE (Fr)°°°

Une Vespa, un mec(canico), des vieilles, des grandparents present/absent, un poster de Manarola (Cinque Terre), des alliances. Un voyage pour un malade de SLA. C’est ça.

THE VAN (Fr-Bul)°°°

Figlio slavo in Francia picchia a morte per denaro in un ring fatto delle lamiere di un camioncino chiuso. Il padre lo contempla, non si sa quanto sia parte di un implicato meccanismo di scommesse criminale. Picchiare fino a perdere i connotati. Essere picchiato, tornare al cantiere, ma sfigurato. Un finale combattimento non si dirà con chi – per non accrescere il disagio, pur se narrato.

  • Menzione delle Giuria Cortometraggi OnTheRoadFilmFest Ottavo – 2022 (proclamazione 10 aprile)

BASS RALLY (Pol) [N.C.] trascendente le categorie di gusto e di giudizio. Ove il videogioco incontra il dada, il surreale digital-demenziale, il contrabbasso le schiere angeliche, il surf la trance-dance e molto altro.

PHOTOGRAPHING NY ((U.S.A)°°°

Foto bianconere della Grandemela, a contorno di poesia recitata ‘over’ di Cesare Bedognè, a riprendere un Urlo di Ginsberg, in tono minore.

ACKNOWLEDGMENTS (New Zealand)°°°°

Ripresa sognante sognata di una receptionist in piscina estiva, a contorno di poesia recitata ‘over’ di Louise Wallace, che ci ricorda quello che nella vita ci accompagna e cui dobbiamo gratitudine, anche se ci abbandona.

Se ti è piaciuto quello che hai letto, perché non lo condividi?
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.