L’Aniene film Festival omaggia il centocinquantesimo compleanno d’Italia. E lo fa ovviamente con un film. Un film importante, di recente restaurato, e girato da uno degli autori più rappresentativi ed importanti del cinema italiano: Roberto Rossellini. Cinquant’anni fa circa, nel 1961, Rossellini girava Viva L’Italia, a cento anni esatti dall’Unità del nostro Paese. Dopo che già un altro regista fondamentale, Alessandro Blasetti, aveva toccato l’argomento. Era il 1934, e il suo film, bello e lontano dalle scelte fatte poi da Rossellini, si intitolava 1860.

L’autore di Roma città aperta racconta l’impresa garibaldina da Marsala a Teano, con un colore acceso e pastoso, con un Garibaldi più uomo che eroe, e cercando di tenersi a debita distanza dalla retorica e dall’agiografia, appoggiandosi molto più alla cronaca che al mito, alla leggenda. E’ con la cronaca dei fatti che si fa la Storia, che si ricostruisce il passato, e così Rossellini cercò di tenere fede a quella sua idea di cinema, e poi di televisione, come avvenne poco dopo, diciamo didattico divulgativa. Un’idea, una specie di utopia, che qui produce un lavoro dignitoso e non eccezionale, ma che in seguito provocherà la nascita di un capolavoro assoluto come La presa del potere di Luigi XIV, del 1966, che rappresenta un modo eccezionale di fare storia al cinema o con il cinema.

In Luigi XIV la Storia è rievocata con straordinaria concretezza, andando al fondo  delle radici politiche ed economiche, entrando in un tempo tridimensionale e articolato. Riuscì, il maestro, ad ottenere lo stesso risultato anche con Viva l’Italia? Solo in parte, perché se i fatti sono raccontati con chiarezza, la loro ricostruzione risulta spesso troppo semplice, episodica, illustrata, e all’asciuttezza del testo, alla sobrietà del racconto non corrisponde una decisa idea di cinema.

Sebbene il film sia sostanzialmente piacevole da vedere, lineare e pulito, si ha la sensazione che la profonda umanità, la vita pulsante, presente in tanto cinema dell’autore, stavolta non sia stata seguita con insistenza. Così come la complessità dei fatti e la composizione delle figure di contorno, da Bixio, a Cavour, a Vittorio Emanuele, che risulta un po’ sommaria e legata a frasi forti che se da una parte restituiscono l’importanza dei fatti, dall’altra provocano una narrazione poco coinvolgente.

Viva l’Italia è il primo passo di un progetto rosselliniano di grande spessore e nobiltà, e la sua imperfezione e la sua leggerezza, nella quale tuttavia non mancano momenti di qualità, non possono minimamente togliere importanza e valore ad un film che merita di essere rivisto e che colpisce, specialmente su grande schermo, per la sua forza cromatica, per il tentativo di costruire un cinema storico per tutti, e per alcune sequenze corali imponenti.

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