Un film girato dimostrando sicura padronanza di come vada confezionato un racconto per lo schermo, è un fatto anomalo nel cinema italiano, e va sicuramente segnalato.

Anime Nere è un film girato bene, interpretato in lingua originale benissimo. Il casting è notevole. È la storia del tentativo di vendicarsi di uno sgarbo antico, rinverdito da continue provocazioni da parte di una famiglia criminale nei confronti di un’altra famiglia criminale.

È  la rappresentazione verista di un mirabile concentrato di ferocia e stupidità, di incultura e mancato sviluppo mentale. Uno spaccato di cosa sia diventata l’Italia oggi, per chi possa, o debba, o sappia addentrarsi in quei labirinti dell’orrore.

Rem tene, verba sequentur… recita un antico detto attribuito a Catone. Attieniti ai fatti, le interpretazioni arrivano dopo.

Ora, i fatti qui conducono in un gorgo senza fondo. Le fortune delle famiglie criminali crescono e decrescono in continuo, una vince e l’altra perde, una prevale, l’altra viene sterminata, e così via. I fatti, sono riportati nella cronaca dei giornali che punteggiano tutto il nostro racconto.

Più interessante è capire le motivazioni di quei fatti. Verba sequentur… E qui occorre risalire ad un medioevo presente e inveterato, mai superato dalla nostra cultura italica. A guardarsi indietro, è come se non tanto la Rivoluzione Francese, quanto finanche il Rinascimento non sia mai stato metabolizzato dall’animo popolare nostrano.

Lo spaccato che si apre con Anime Nere parla di un tentativo di faida affogato nel sangue. E le logiche che muovono i personaggi nel racconto, sono quanto di più raccapricciante ed aberrante possa ancora albergare nell’animo umano. Ben oltre il credo cristiano. Pagane. Ma ― ed è questa la cosa notevole del film ― risultano assolutamente normali.

Sono passati secoli di letteratura, filosofia e ingegneria istituzionale per far comprendere agli uomini la necessità e i benefici della loro cooperazione civile. Nell’immediato dopoguerra, siamo perfino riusciti a scrivere una Carta Costituzionale che oggi, appare evidente, è il frutto intellettualistico di una cerchia di notabili illuminati, appartenenti a correnti di pensiero diverse, ma che non ingranava nell’inconscio collettivo. Una sorta di catechismo ingenuo, gettato in pasto ad incalliti e nefandi peccatori.

Ed infatti, la tentazione di strapparla è l’ossessione continua dei nostri momentanei governati.

L’umore, la pancia, il ventre profondo dell’animo italiano ospitano ben altre pulsioni.

Ai pochi che nella penisola riescono ancora a fare (o a leggere) un discorso sensato, umano: mi rivolgo a voi, amici miei “schermaglianti”, fra i pochi eletti. Qualche articolo fa avevo proposto una distinzione molto netta fra nascere umani e diventare uomini. Forse lo ricorderete.  Andatevi a vedere o rivedere questo film (riuscito in questi giorni in sala dopo il successo ai David), meditate sulla cortina di tenebra che cala sul vostro cuore, e poi ne riparliamo.

La mancanza di speranza è collegata a quell’elemento fondamentale che rischia di caratterizzare il secolo in cui abbiamo vissuto il nostro passaggio sulla terra. E mi spiego.

La polverina bianca che si infilano tutti nel naso, e che sta alla base del nostro film, corrisponde alle parole insane che religioni finte ― ma autenticamente totalitarie ― instillano incessantemente nelle menti piatte. Una volta si chiamava fascismo o comunismo, oggi si chiama liberismo, o islamismo, o “sballo” o “estasi” o qualunque altra parola vi capiti di incontrare, ma che indichi lo stesso sconcertante fenomeno.

Il fanatismo.

Il fanatismo che è il rispecchiamento della paura, del terrore che ci ha assalito tutti quanti. Senza punti cardinali intorno a noi, senza un faro verso cui dirigerci nella tempesta, accogliamo a braccia aperte chiunque ci indichi una qualche direzione e sembri saperla lunga. Chiunque ci eviti la fatica di pensare e di trovare il nostro cammino, passo dopo passo.

Anche se la direzione che ci indicano è esattamente il burrone che ci si apre davanti. Alè…hop! tutti giù nel baratro.  Un baratro che si può anche chiamare Europa, rigore, troika. È la stessissima cosa. Facciamo ― ma non sappiamo perché lo facciamo. Umani, numeri, mai uomini. Mai coscienti.

Ma è questo il marchio delle menti lisce, piatte, incolori. Nere. Le Anime Nere dove non c’è più niente.

Lì c’è l’inferno.

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