Giordano Bruno Guerri è storico, scrittore e giornalista.

La passata giornata della memoria, insieme alla legge Mastella – prima negazionista e che ora invece punisce l’apologia dei crimini contro l’umanità – hanno lasciato un certo spazio alla discussione…

Partiamo dal negazionismo che è un’idiozia. Le prove sono più che sufficienti per dimostrare l’esistenza di una volontà di sterminio di un intero popolo. Certo le cifre possono variare, così come le modalità. Ma le prove sono incontrovertibili. Quindi i negazionisti sono a mio parere degli antisemiti che hanno afferrato questa vicenda sfruttando al rovescio la sacralità che si vuole dare alla Shoah ribaltandola tale e quale. In realtà li si confuta storicamente. Fare una legge apposita mi sembra una demenza perché non si possono limitare le opinioni per legge. Poi c’è una seconda gravissima controindicazione: impedendo a qualcuno di parlare gli istilla il dubbio che magari abbia ragione. Per farti un esempio, accadde, con un peso meno grave, qualcosa di simile dopo la caduta del fascismo con la legge sull’apologia. Dove finiva e dove iniziava l’apologia di fascismo? Se uno diceva: però il regime ha sconfitto la tubercolosi, ha fatto delle città nuove, ha sconfitto la malaria in alcune zone, e via dicendo, era apologia di fascismo? Certamente no. Quella legge – siccome gli storici non sono una categoria di eroi impavidi – ha impedito invece di fare una serena storiografia del fascismo. Si è dovuto aspettare trenta, quaranta anni – De Felice, i revisionisti, io stesso… – prima di arrivare a dire serenamente che il regime fascista ci fa schifo, in quanto nega la libertà, e quindi è contrario a quanto possiamo desiderare e volere, e però la tubercolosi è stata sconfitta eccetera eccetera. Si rischia lo stesso con una legge contro il negazionismo, quello cioè di impedire il miglioramento degli studi.

Perché oggi si arriva a decidere di fare una legge del genere?

Ci sono delle lobby molto forti che spingono in questa direzione. D’altra parte è anche vero che l’antisemitismo oggi confonde spesso, e spesso si traveste in antisionismo. Per cui ti dicono che se gli ebrei sono stati in passato vittime della seconda guerra mondiale oggi sono i colpevoli. E quindi, comunque la si pensi, loro si trovano nella necessità di dover far pressione sul loro ruolo di vittime, sul fatto che non vogliono diventare di nuovo vittime, anche se sono aggrediti oggettivamente per il problema iraniano. Ma la legge, per come è stata fatta, è ancora più pericolosa di quanto stiamo dicendo ora, perché prevede sanzioni da quattro mesi ai sei anni per incitamento all’odio razziale, per discriminazione religiosa… Io non credo che passerà al vaglio della Consulta perché l’articolo 21 della nostra Costituzione stabilisce la libertà di opinione. Se dovesse passare, Oriana Fallaci, ad esempio, che diceva se avessero fatto una moschea a Colle Val del’Elsa l’avrebbe distrutta con una bomba, sarebbe dovuta essere arrestata. Che cos’era quello, istigazione all’odio razziale o un paradosso? E Ida Magli che si batte contro l’infibulazione che avviene anche in Italia, cosa farebbe allora? Inciterebbe alla discriminazione religiosa e sessuale? Mi sembra proprio di no. Tutto ciò fa parte di un discorso logico e occidentale. Questa sarebbe in sostanza una legge liberticida, soprattutto da quando è stata trasformata da legge contro il negazionismo a legge contro la discriminazione.

Che valore hanno appuntamenti come la giornata della memoria?

Hanno un valore rituale come il Natale. Certamente la memoria stabilita per legge, il giorno tale, con tutte le televisioni, e tutto il resto, rischia di creare una sorta di saturazione più che un approfondimento. Diventa un data tra le altre, da mettere nell’elenco dei riti annuali da celebrare: dal carnevale alla pasqua e così via. Non mi sembra che aggiunga molto. L’orrore per quello che è stato fatto durante la Germania nazista è condiviso da tutti.

C’è chi definisce quegli eventi come il Male Assoluto.

La Storia non tollera il discorso sul Male Assoluto perché tutto è relativo ai tempi e ai modi. Lo sterminio dei popoli americani fatto dagli spagnoli con l’intento di colonizzarli e di cristianizzarli fu una cosa pazzesca. Certo lì c’era una giustificazione religiosa, Hitler aveva in mente un progetto politico e quindi in qualche modo era meno nobile. Che sia stato un male non si discute; che poi si debba parlare di “male assoluto” per me non ha neanche significato. Cosa vuol dire? È un concetto religioso. Il Male Assoluto è il diavolo. Tu credi nel diavolo? Io no. (ride)

Insomma lo credi un concetto utilizzabile ideologicamente?

Sì. Infatti Israele per i talebani e per i musulmani estremisti è il male assoluto. È un’idea del tutto rovesciabile.

Come anche l’espressione “guerra infinita”?

Sì. Come il concetto di guerra positiva a fin di bene. Sono tutti concetti astratti e la Storia non tollera astrazioni. Così come non tollera i salti: negare il negazionismo per legge è saltare un passaggio della discussione.

Per alcuni il lavoro storico portato avanti da De Felice relativizza il ruolo degli italiani nella partecipazione al regime nazista. Così da lavare le coscienze con facilità.

Certamente. Benché De Felice sia un ebreo, occorre ricordarlo, ha compiuto questa operazione. Che però era dovuta – nonostante lui fosse un formidabile cacciatore di documenti – ad una mancanza di documenti. Per esempio le prove sulla Risiera di San Sabba sono state trovate quando De Felice aveva già compiuto i suoi studi, sul finire della sua vita. Tu dicevi si relativizza la responsabilità degli italiani… Per quanto riguarda i numeri fu infinitamente inferiore. Anche dal punto di vista del regime ci furono tanti gerarchi che votarono le leggi razziali e poi fecero di tutto per non applicarle. Come Galeazzo Ciano che dette una semplice disposizione per cui – all’inizio della seconda guerra mondiale, in tutti i territori occupati dagli italiani – gli ebrei invece di essere mondati in Germania dovevano essere portati in Italia, quindi al momento protetti. Gli italiani poi convivono tranquillamente con gli ebrei da sempre. Anche se questo è un discorso complesso da fare. Quando noi parliamo di antisemitismo oggi, abbiamo la memoria della Shoah che ci sembra una cosa mostruosa, impensabile e intollerabile. Prima della seconda guerra mondiale l’antisemitismo era considerato una cosa accettabilissima, se non fosse altro perché la Chiesa cattolica lo propugnava da secoli e secoli. Il rito del calcio all’ebreo dato dal papa in so quale ricorrenza è durato per secoli. Così come è durata per secoli la definizione di “perfidi giudei” durante la messa. Quindi bisogna sempre stare attenti a par
agonare ieri a oggi.

Tu ricordavi lo stato di pericolo in cui si trova Israele. Ci sono però anche i palestinesi.

In questo caso peccano, come minimo, di eccesso di difesa. Soprattutto peccano nel non aver proceduto alla costituzione di uno stato palestinese. Cosa che si sarebbe dovuta fare da decenni. Forse non avrebbe risolto il problema ma certamente lo avrebbe posto in termini giuridici internazionali molto più leciti. E dal punto di vista etico e umano più giusti. Israele ha le sue colpe, poi la condizione di accerchiamento, di terrorismo in cui si trova sottoposto… C’è il problema della costituzione dello stato d’Israele. Quella era la terra degli ebrei. Sì però quando? 2000 anni fa. D’altra parte dove li mettevi, in Madagascar come aveva pensato di fare Hitler? Fu un problema affrontato male sin dall’inizio. Però non c’è rimedio. Mica puoi spostarli tutti in Arkansas?

C’è chi evoca un parallelo tra l’11 settembre e la Shoah, che ne pensi?

Intanto il primo parallelo che mi viene in mente, e che esula dalla domanda che mi fai, è proprio legato alle teorie di coloro che chiamano l’11 settembre “la grande menzogna”. C’è un libro famoso su questo argomento la cui tesi è che tutto sarebbe stato inventato. Ecco tu immagina se gli americani, o il loro governo che è feritissimo da questa teoria, facessero una legge per mandare in galera i negazionisti dell’11 settembre. La prima reazione sarebbe quella di dire: e allora è vero che non è esistito, che l’ha voluto la CIA eccetera eccetera. Poi i raffronti tra le due cose mi sembrano impensabili. Perché da una parte ci fu uno sterminio organizzato da un paese statale, di cui fu in parte complice anche il popolo tedesco. L’11 settembre è un attacco terroristico, fatto da un gruppo di persone limitato. Invece dal punto di vista della rappresentazione sì che ci sono delle analogie. Io non riesco a vedere al cinema una vera camera a gas, cioè un regista che ti filma i cadaveri, o gente ancora viva buttata nei forni. Così come è molto difficile da rappresentare nel cinema il terrore di quelli che devono scegliere di buttarsi dal 110mo piano o morire distrutti dal fuoco.

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One thought on “La Shoah – conversazione con Giordano Bruno Guerri

  1. Gran parte di quello che ha detto Giordano Bruno Guerri trova il mio consenso. La sua affermazione che la legge che punisce l’apologia dei crimini contro l’umanità sia una demenza, fa di lui, ai miei occhi un vero demente incosciente. Sono italiano e sono ebreo e vivo a Barga, in provincia di Lucca, un piccolo comune nella Mediavalle del Serchio, il cui nucleo cittadino (escludendo le altre località del comune) è di 3,500 anime, un terzo dei quali abitano il centro storico. Non passa un solo giorno, in quel centro storico, in cui non vengo verbalmente aggredito da cretini antisemiti, sia con idiozie sulla Sho’ah che idiozie su Israele. Non ho mai sentito il bisogno di denunciare nessuno, ma, a volte, avrei la voglia di spaccare il naso ad uno di questi. Non mi sento legalmente protetto contro i loro insulti e temo che, se dovessi davvero, un giorno mandare all’ospedale un di quei nazisti fai-da-te, di passare legalmente al torto. Se questo accadesse in Francia, Gran Bretagna, Spagna, Paesi Bassi o Germania, la persona che s‘è permessa ad insultarmi per il mero fatto che io sono ebreo non soltanto passerebbe direttamente dall’infermeria in carcere, ma dovrebbe pure risarcirmi per avermi offeso e la mia reazione manesca “in affetto” sarebbe stantepede archiviata come luogo a non procedere.

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