In questo sequel, o meglio sarebbe dire prequel, vengono ripresi i temi presenti nelle fiabe africane, i paesaggi tropicali, l’Africa della giungla, la minaccia degli animali selvatici e la lotta contro la fame sempre viva e presente.

Mentre però in Kirikù e la strega Karabà, la fiaba raccontata dalle immagini è completa e compiuta perché mostra come Kirikù riesca a cambiare le sorti negative del suo villaggio e costringa la perfida Karabà a un capovolgimento del suo comportamento (alla fine si innamorerà del piccolo eroe trasformato in adulto), qui si fa un passo indietro per tornare a narrare di come il piccolo-grande e saggio bambino africano sia riuscito a infondere coraggio e fiducia agli abitanti del suo villaggio contro le angherie della strega Karabà non ancora redenta e le ostilità della natura africana.
Attraverso una costruzione in brevi episodi del film animato di Oncelot-Galup, Kirikù, piccolo eroe coraggioso, salva in più occasioni il suo villaggio dalla fame e soprattutto dalla perdita della speranza, trasformandosi di volta in volta in giardiniere, detective, vasaio, commerciante, viaggiatore e medico. Questo come a voler mettere in risalto la capacità creativa del mondo infantile, la speranza nella ricerca di soluzioni, contrastate dall’altra parte dal pessimismo e dalla paura del nuovo che invece caratterizzano le affermazioni che il vecchio del villaggio fa di fronte a qualsiasi novità (“non ce la farete mai”), quasi a capovolgere lo schema vecchiaia-saggezza, gioventù- inesperienza.
Infatti Kirikù è piccolo (in quando minuscolo) e giovane (di età indefinibile); eppure parla, lavora, e soprattutto riflette. Ma con quella spontaneità caratteristica dei bambini che ha una sua struttura, una sua logica interna seria e rigorosa, che porta a cercare soluzioni, a crearne (vedi la scena in cui Kirikù diventa vasaio per caso, scoprendo il potenziale creativo-casuale presente nell’attività del gioco) mettendo da parte paura e sfiducia. Ed è in questo film, più che nel primo Kirikù e la strega Karabà, che al mondo infantile, coralmente, viene affidato il futuro dell’uomo, il destino dell’umanità.
Sicuramente indirizzato ad un pubblico più giovane di quello precedente (bambini in età prescolare), Kirikù e gli animali selvaggi mantiene la sua estetica essenziale, la rilassatezza dei toni e dei tempi; educa a una bellezza raffinata alla quale i nostri piccoli spettatori potrebbero essere non abituati (in confronto alle sgargianti animazioni d’oltreoceano), e nello stesso tempo anche i messaggi contenuti sono semplici e diretti, così come semplice e diretta è la capacità del mondo infantile di accostarsi alla realtà ricostruendola, affidandosi positivamente all’ignoto.

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