Con un nuovo direttore, un nuovo logo ed un programma nuovamente strutturato l’International Filmfestival Rotterdam si presenta quest’anno più dinamico e vitale che mai. Mercoledì 23 gennaio si è inaugurata la 38esima edizione dando così il via a undici giorni di proiezioni all’insegna di quanto c’è di più originale e stimolante nel cinema indipendente mondiale. Se si vuole scoprire in anteprima il cinema di domani Rotterdam è il posto giusto: il festival ci propone 43 prime mondiali e un centinaio fra opere prime o seconde.

Aperto alle tendenze dell’avanguardia e ai nuovi progetti, l’IFFR costituisce attraverso il suo mercato del cinema, il Cinemart, e l’Hubert Bals Fund un foro privilegiato per la promozione mondiale del cinema d’autore. Anche la città si tinge in questi giorni dei riflessi del festival; un enorme progetto di video installazione illumina di notte le facciate di tre edifici del centro con delle opere create appositamente per l’IFFR. Il regista messicano Carlos Reigadas ha filmato in Serenghetti una partita di calcio femminile in una landa sperduta del suo paese, Guy Maddin e Isabella Rossellini hanno prodotto un film allegorico in bianco e nero Send me to the electric chair e gli artisti olandesi Nanouk Leopold e Daan Emmen hanno filmato in Close-up dei volti che ci osservano dall’alto.

L’IFFR 2009 vuole mettere l’accento sulla sua particolarità e sulle sue caratteristiche specifiche con delle scelte chiare ed essenziali.  Il Festival opta quest’anno per una versione nuova, altamente stilizzata del suo logo: una testa di tigre in forma circolare, distanziandosi così nettamente dalla rappresentazione più realistica degli anni passati ma differenziandosi anche dal simbolo, assai simile, del leopardo di Locarno. Rutger Wolfson, direttore ad interim l’anno scorso, è stato confermato quest’anno nella sua funzione apportando una serie di cambiamenti. Proveniente dal campo delle arti figurative – è stato in precedenza direttore del centro d’arte contemporanea De Vleeshal- Rutger Wolfson, attento e sensibile ai fenomeni di interazione fra il cinema e la video arte,  ha voluto prendere atto di questa realtà ristrutturando il programma del festival senza fare più distinzione fra i diversi formati: lungometraggi e cortometraggi sono ormai presenti, a parità di diritto, nelle varie sezioni della manifestazione.

Più chiaro e rigoroso il programma è ormai ridotto a tre sole parti: Bright future, Spectrum e Signal che rendono molto più semplice la sua lettura e facilitano l’orientamento degli spettatori. Bright future é, come indica il nome stesso, la parte più innovativa del festival dedicata esclusivamente alle opere prime e seconde; si tratta di un vero e proprio laboratorio del futuro. Fanno parte di questa sezione i film in competizione internazionale per il VPRO Tiger Award e per il Tiger Award Shorts, nonché una grande rassegna di film fuori concorso provenienti da tutto il mondo.

Spectrum ci presenta un’antologia dei film più importanti dell’ultimo anno.

Signals infine è dedicata alle retrospettive e a delle tematiche specifiche. All’interno di questa sezione verranno presentati due programmi speciali: Hungry Ghosts che ci propone una carrellata inedita ed appassionante di film dell’orrore prodotti nel sud-est asiatico e Young Turkish cinema che ci invita a scoprire le produzioni più interessanti di una cinematografia nazionale in pieno sviluppo.

Size Matters è la vetrina del cinema sperimentale, Regained ci presenta invece delle nuove versioni di film restaurati e First Things First  ci dà l’occasione di riscoprire le opere prime di alcuni grandi maestri del cinema.

Infine tre retrospettive sono dedicate all’opera di Peter Liechti, Jerzy Skolimowski e del nostro Paolo Benvenuti. Con la proiezione dell’opera completa di Paolo Benvenuti, Rotterdam dimostra, ancora una volta, la sua sensibilità e la sua attenzione verso un certo cinema italiano di grande qualità ma non commerciale e quasi segreto, perché spesso ai margini delle grandi strutture mediatiche del nostro paese. Prova ulteriore è la presenza di un altro importante cineasta italiano, regolarmente invitato al festival, Tonino de Bernardi che mostrerà il suo ultimo film: Pane/ Piazza delle Camelie. Il cinema italiano, pur sempre assente qui dalla competizione internazionale, sarà rappresentato in altre sezioni da: Gomorra, Il Divo, Pranzo di Ferragosto e Machan.

A parte la sezione competitiva che senza dubbio costituisce il cuore del festival, molto attesi sono i film di due maestri del cinema russo che hanno scelto Rotterdam per mostrare i loro lavori in anteprima. Andrei Khrzhanovsky è presente con Room and a half, un viaggio poetico e melanconico nel passato della vita del premio Nobel per la letteratura Joseph Brodsky, stilisticamente un misto incantevole di finzione, disegni animati e film di archivio. Alexei Balabanof partecipa con Morphia, un sontuoso adattamento delle novelle autobiografiche di Bulgakov.

Anche tre grandi maestri del cinema sperimentale hanno scelto Rotterdam per la prima del loro film: Jonas Mekkas, Gustav Deutsch e Ken Jacobs.

Jonas Mekkas ci invita con Lithuania and the collapse of the USSR a seguirlo in un viaggio di 286 minuti nei meandri mediatici della recente storia della Lituania. L’austriaco Gustav Deutsch ci propone con Film ist. A girl and a Gun, un saggio cinematografico sul tema di Eros e Thanatos costruito attraverso una compilazione inquietante ed ipnotica di materiali di archivio. Ken Jacobs presenterà Anaglyph Tom una rielaborazione in tre dimensioni del suo capolavoro strutturale degli anni sessanta Tom, Tom, the Piper’s son.

L’International Filmfestival Rotterdam non si è mai interessato ai tappeti rossi e alle grandi star hollywoodiane, ma ha da sempre saputo puntare sul valore a-temporale del cinema inteso in primo luogo come forma d’arte. Chi scrive è un fan del festival non solo per l’ottima programmazione, di cui si è già parlato, per la grande professionalità e la funzionalità delle sue differenti strutture, ma anche per l’atmosfera vivace, conviviale e aperta che da sempre lo caratterizza. E poi dove mai, se non qui, è possibile bere una birra al bar del festival accanto a Jonas Mekkas o a Carlos Reigadas, così, in tutta semplicità?

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