Lo stile eclettico di Alain Corneau nel suo film La deuxième souffle culmina in un’ossessione perfezionista, quasi feticista, per ogni dettaglio della sceneggiatura. Simile a Intrigo a Berlino di Steven Soderbergh, La deuxième souffle è una rivisitazione di tipi e atmosfere del cinema noir. La storia si svolge a Parigi negli anni ’60: Gu (Daniel Auteuil), condannato all’ergastolo, scappa di prigione per sfuggire con l’amante Manouche (Monica Bellucci). Per organizzare la fuga gli servono dei soldi. Contro la volontà dell’amante organizza una rapina insieme ad altri complici del suo passato. La polizia cerca di catturarlo ma Gu, esperto criminale, riesce a portare a termine la rapina senza problemi. Sotto la guida dell’inflessibile e sagace ispettore Blot (Michel Blanc), la polizia escogita un piano per far credere ai complici di Gu che lui sia un informatore. La lealtà della gang svanisce in un attimo, Gu muore in una pioggia di colpi di pistola, mentre Manouche riesce a ritrovare una vita civile.

I protagonisti e gli ambienti retrò di La deuxième souffle affascinano all’inizio per la loro messinscena accurata, ma non riescono ad avvincere per lungo tempo. Per raccontare la vita di un gangster – o meglio, la superficie di una vita spericolata – Corneau impiega ben due ore e mezzo: 155 lunghissimi minuti. La storia che vediamo non contiene riferimenti storici né somiglia ad una realtà realmente vissuta. Il film si può vedere come un esercizio estetico, una messa in scena un po’ svuotata di stereotipi, arredamenti e vestiti eleganti di un cinema del passato. Mentre registi come Soderbergh ed Ozon giocano con citazioni ed effetti d’estraniamento, mettendo in scena coscientemente l’artificialità della rivisitazione (per esempio i gesti stilizzati della Blanchett in Intrigo a Berlino che ricordano il cinema espressionista e anche la Dietrich, la musica melodrammatica in Angel che rispecchia i romanzi d’amore del 900), Corneau sembra invece celebrare un puro estetismo, imitando e accumulando oggetti, scenari e posti conosciuti fino a svuotare il film come un bossolo di pistola.

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