Con Jara il regista riesce a creare un personaggio autentico e profondamente umano: vulnerabile ma fiero e determinato nella sua ricerca della felicità. Unico film uruguayano in concorso per il prestigioso Orso d’Oro, Gigante di Adrìan Biniez è una piccola storia urbana, sensibile e toccante, attraversata da una vena umoristica un po’ amara. Gigante è il soprannome di Jara, un giovane uomo enorme, che nasconde dietro il suo corpo smisurato ed un po’goffo un’anima pura e quasi infantile.

Nonostante il fisico che lo rende diverso dagli altri, Jara sembra vivere sereno; abita solo, è appassionato di musica heavy metal e lavora come guardiano notturno in un grande supermercato dove è incaricato di controllare, via monitor, quanto succede sul sito durante le ore di chiusura. Timido e riservato, ma attento al mondo che lo circonda Jara osserva con indulgenza e comprensione i vari maneggi notturni dei suoi colleghi e lascia passare dei piccoli furti commessi da una delle impiegate. Durante le interminabili ore di lavoro solitario combatte la noia guardando dei video, ascoltando della musica, risolvendo dei cruciverba.

La routine e la monotonia della sua vita viene sconvolta una notte dall’apparizione sul suo schermo di Julia, una giovane impiegata per le pulizie. Jara si innamora perdutamente; ossessionato dal pensiero della ragazza, senza ben sapere come abbordarla, inizia a seguirla per la strada dopo il lavoro. Nel corso di queste peregrinazioni che lo conducono al cinema, in una palestra, sulla spiaggia e, alla fine, perfino in un ristorante dove Julia ha uno sfortunato appuntamento con un uomo conosciuto su internet, Jara si rende conto di avere molte cose in comune con lei. Improvvisamente la situazione precipita: a causa di un piano di ristrutturazione economica Julia viene licenziata. Quando Jara se ne rende conto perde la testa, mette a soqquadro gli scaffali del supermercato e viene licenziato a sua volta.
Mentre tutto lascia supporre un esito triste e drammatico della vicenda la sceneggiatura ci sorprende con un finale radioso e pieno di grazia. Dopo essere stati buttati fuori dal lavoro i due giovani, finalmente “liberi,” si incontrano nella luce del mattino sulla spiaggia di Montevideo: da lontano vediamo Jara avvicinarsi con cautela a Julia e rivolgerle per la prima volta la parola. Nell’ultima inquadratura del film i due chiacchierano seduti l’uno accanto all’altro guardando la distesa azzurra del mare e noi sappiamo che si tratta dell’incontro di due anime gemelle, dell’inizio di un grande amore.

Il regista argentino Adrìan Biniez che proviene dal mondo della musica rock si trova qui alle prese con il suo primo lungometraggio e dimostra di avere del talento. Uruguayano d’adozione, dopo la sua apparizione come attore-cantante nel bel film Wisky di Juan Pablo Rebella e Pablo Stroll, Adrian Biniez sembra seguirne le tracce creando un film poetico, pervaso da una vena comica sobria e pungente. Spesso l’aspetto dei due protagonisti contribuisce a creare degli effetti burleschi. Jara, lanciato all’inseguimento della figura svelta e filiforme di Julia, non sa bene come nascondere il suo corpo enorme e passare inosservato; ne risulta una serie di situazioni esilaranti come quella in cui Jara, che cerca di occultarsi dietro un’edicola di giornali, finisce per comprare delle riviste femminili di ricamo. Basato su dei dialoghi laconici e perspicaci Gigante punta sulla comicità delle situazioni senza mai scivolare verso il ridicolo, ma toccando spesso il fondo amaro della cose. Adriàn Biniez tratteggia i suoi personaggi con empatia ed affetto soffermandosi spesso a filmare da vicino il volto e lo sguardo dolce e melanconico di Jara interpretato magistralmente dallo straordinario Horacio Camandule.

Il film alterna le scene notturne del supermercato, dominate dal bianco e nero degli schermi di sorveglianza, a sequenze luminosissime filmate di giorno in giro per le strade vivaci e colorate di Montevideo. In questa dualità si rispecchia il contrasto fra il grigiore di una dura realtà lavorativa e il desiderio dei protagonisti di vivere una vita conforme alle loro vere aspirazioni. Anche se sembra farlo in maniera accessoria Gigante riesce di fatto a dirla lunga sulle condizioni del lavoro in un grande supermercato: sul controllo perenne degli impiegati attraverso le video-camere, sulla loro situazione di precarietà offrendoci così uno sguardo critico e perspicace sugli effetti della società dei consumi.

Gigante è un film a piccolo budget che, per il tipo di soggetto che tratta e la mancanza di star, ci si sarebbe aspettati di trovare piuttosto nella sezione Forum del festival. Fresco, autentico, profondo e divertente, Gigante è stato una piacevole sorpresa all’interno dei film presentati finora in concorso, prova ne è l’applauso caloroso con cui è stato accolto alla fine della proiezione stampa. Senza essere falsamente pretenzioso Gigante riesce a toccare il senso della vita ed a farci vibrare d’emozione mostrandoci che tutti, nonostante il nostro aspetto o la nostra diversità, possiamo aspirare ad essere felici.

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