Pinuccio Lovero. Yes I can è il secondo capitolo della “saga” con cui Pippo Mezzapesa, tra i più interessanti giovani registi italiani, ha immortalato nuovamente le gesta del becchino di Bitonto, cittadina in provincia di Bari, già apparso in Pinuccio Lovero. Storia di una morte di mezza estate.

Stavolta però il protagonista non ha più il candore di qualche anno fa, quando il suo unico sogno era quello di diventare custode del cimitero, adesso Pinuccio Lovero si è come dire “incattivito”, è entrato nel grande show che è diventata, ahimè, la nostra vita e si candida alle elezioni amministrative del suo paese per meri interessi personali, vale a dire tornare alla ribalta dopo la celebrità, oggi ormai svanita, che gli ha dato il suo primo film e al contempo poter investire nel miglioramento del cimitero nel quale lavora.

“Perché tu possa riposare in pace, al consiglio comunale vota e fai votare Pinuccio Lovero!” questo il curioso slogan con cui il becchino si butta nell’agone politico sostenuto da quella sua bizzarra visione della vita, pratica e al contempo ingenua.

Lo spunto narrativo serve a Mezzapesa (regista ma qui anche sceneggiatore del film) per raccontare con ironia una campagna elettorale della nostra Italia dove la politica, vale a dire occuparsi della cosa pubblica e dei problemi reali della gente, è passata quasi in secondo piano, e dove al centro c’è solo lo spettacolo, l’immagine senza contenuti e una gretta personalizzazione dell’uomo politico che ha investito purtroppo tutti gli schieramenti politici.

Curioso esperimento, Pinuccio Lovero. Yes I can è tecnicamente un documentario (tutto ciò che vi si narra è accaduto davvero) ma messo in scena e montato come un film di finzione coi toni allegri e divertenti della commedia. Del resto Mezzapesa, come dimostrano i suoi lavori precedenti (in modo particolare i suoi pluripremiati cortometraggi), è un cineasta in grado di padroneggiare qualsiasi materia narrativa e specialmente, poi, se questa materia ha i tratti per l’appunto della commedia, una commedia quasi favolistica che alla leggerezza unisce però anche la capacità di andare a fondo nei sentimenti dei personaggi raccontandoli con sincerità e senza preconcetti, spingendosi a volte sino al limite estremo del grottesco.

Prodotto dalla Fanfara Film in collaborazione con la Vivo Film, la pellicola esce in sala con la distribuzione di Microcinema, circuito indipendente che vuole promuovere un cinema di qualità, attività meritoria in modo particolare poi se parliamo di cinema italiano.

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