Al Nuovomondo di Emanuele Crialese va il Leone d’oro. Con un colpo di coda imprevisto,

 la 63ma Mostra internazionale di Cinema di Venezia, si è rianimata col suo film. Nessuno ci avrebbe scommesso. Non c’era particolare attesa nei confronti dell’autore di Respiro alla sua seconda prova, ma gli applausi forti e calorosi hanno smentito ogni previsione. Non c’è dubbio, ci troviamo di fronte ad un bellissimo film che non potrà essere ignorato dai giurati. Erano anni che l’opera di un regista italiano non veniva accolta con tale favore.

È la storia di un viaggio che trasforma gli uomini da un punto di vista antropologico direbbe Pasolini. Prima parte: la Sicilia degli inizi del Novecento. Salvatore Mancuso decide di partire per gli Stati Uniti. Vende la casa, la terra, gli animali, per portare i figli e la vecchia madre dove ci sarà più lavoro e più pane per tutti. “Nelle riprese in Sicilia c’è una voluta confusione fra uomo e natura, molta terra e molta pietra” dice Crialese. Gli abitanti del villaggio sono affetti da strane malattie, riconducibili a presenze arcane e spiriti che da sempre accompagnano la vita dei contadini. Salvatore già altre volte aveva progettato la partenza per poi rinunciarci. Ma perché andare via dal proprio paese? Non si tratta di un film storico, però vale la pena di ricordare che proprio in quegli anni veniva abolita la schiavitù in America e le immense terre d’oltre mare necessitano di braccia giovani e spiriti determinati. Lo stato italiano incoraggia l’emigrazione, data la condizione di povertà estrema in cui versano uomini e donne al sud e al nord, e a cui non sa porre rimedio. “Al realismo preferisco il mito, che lascia più spazio all’immaginazione. Per cui il film ha una sua base storica e certo una sua attualità, ma dietro il viaggio di Salvatore e della sua famiglia io vedo soprattutto l’epocale passaggio dall’uomo antico a quello moderno ed è quello che ho voluto raccontare” aggiunge l’autore. La seconda parte è il viaggio. Dove prevale la percezione e la sensazione visiva di essere in bilico, uno stare sospesi, e poi il cielo e il buco nero dei boccaporti. Da una parte ci sono le donne (fra queste una elegante borghese, forse con qualche problema con la giustizia, interpretata da una affascinante Charlotte Gainsbourg) dall’altra gli uomini. Ci sono i corpi pigiati, la tempesta, i canti che scacciano il tempo e la paura. Le scene sono state girate in Argentina. Per conoscere la vita degli emigranti Crialese si è affidato alle “parole di carta”, così venivano chiamate le lettere che milioni di italiani dettavano a chi era capace di scrivere: “Ho deciso di ricostruire una memoria che oltre a contenere le esperienze vissute in prima persona, diventa selettiva e quindi in qualche modo incompleta, latente, piena di rimozioni più o meno volontarie”.

Dopo quattro settimane di navigazione – stipati in depositi dormitori, sotto il livello del mare, senza finestre, poco spazio, pochi servizi igienici – arrivano Ellis Island (New York), l’isola della quarantena, dove i Mancuso sono sottoposti a controlli medici e test attitudinali, perché solo i sani possono rimanere in questo nuovo mondo, gli imperfetti tornano a casa. Crialese ha passato un anno a studiare i documenti e le procedure applicate durante i primi venti anni del novecento in questa sorta di centro di prima accoglienza.  In realtà in quel luogo avvenivano i primi test mentali applicati alle masse di cui si abbia traccia nella storia moderna. Si era convinti che la mancanza di intelligenza potesse essere trasmessa come il colore degli occhi e dei capelli, coloro che non totalizzavano il minimo punteggio durante i test venivano sottoposti ad ulteriori esami. Si tratta dei primi studi di eugenetica praticati su larga scala. “L’eugenetica è stata anche un meccanismo biopolitico di persecuzione e di discriminazione finalizzato alla normalizzazione della nazione, alla epurazione del corpo sociale”. Ellis è per gli emigrati un castello e un prigione. Prevale una luce fredda e ospedaliera e vetri smerigliati che non permettono ancora di vedere la terra sognata. Ma i loro occhi, specchio del desiderio, già vedono, vanno oltre la razionalità burocratica del Nuovomondo.

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