Sulle note di Nino D’Angelo e Gianna Nannini si consuma un sontuoso banchetto di compleanno dove viene scattata una panoramica sull’attuale classe benestante romena tra vecchi e nuovi vizi. Soldi facili e ostentata ricchezza.

Nel suo microcosmo privato e sociale Cornelia Kerenes è una dittatrice ossessionata dal controllo. Abituata ad ottenere tutto quello che desidera si strugge perché l’unica cosa che non riesce ad avere è l’amore del suo unico figlio. Questo amore materno così ossessivo ha reso Barbu un uomo profondamente insicuro, chiuso in un mondo di nevrosi che ormai la sua compagna mal sopporta.

Quando il ragazzo è coinvolto in un incidente stradale che provocherà la morte di un bambino l’unica preoccupazione di Cornelia sarà di salvare dalla prigione suo figlio con ogni mezzo illecito, approfittando dell’accaduto per riprendere il controllo sulla vita di Barbu.

“Io sono Cornelia Kerenes, la madre” con questo titolo la donna s’investe di un potere assoluto e di un ruolo che non ammette confronti con nessuno.

Armata di quel cinismo alto borghese e convinta che attraverso il denaro si possa risolvere qualsiasi problema questa premurosa madre, con estrema naturalezza, comincia a pianificare tutta una serie di corruzioni che restituiscono un tetro quadro sociale dell’odierna Romania.

Scambi di favori con la polizia, complesse trattative con un testimone, somme di denaro per far ritirare la denuncia alla famiglia della vittima che dimostrerà molta più integrità morale. Cornelia si occuperà proprio di tutto e tra convocazioni al commissariato e verbali da rettificare troverà il tempo di interferire nella vita privata di Barbu ormai molto più esasperato per l’oppressione della madre che per i suoi guai con la giustizia.

Călin Peter Netzer insieme a Cristian Mungiu, Bobby Paunescu, Corneliu Porumboiu, Cristi Puiu fa parte di quella nuova onda di cineasti romeni (noul val românesc) che ormai hanno catturato un’attenzione internazionale. Una generazione di giovani registi impegnati a raccontare le contraddizioni economiche, sociali e politiche di una Romania post-dittatura con modesti budget, ristretti tempi di realizzazione e senza star di fama internazionale ma con interpreti di grande bravura e professionalità.

Netzer, in questo suo terzo lungometraggio, riesce ad allineare contemporaneamente una vicenda privata con uno spaccato sociale in un’atmosfera claustrofobica fatta d’interni d’auto e di case borghesi. Metaforicamente un mondo che sembra allontanarsi sempre più dalla luce per calarsi nell’oscurità di menzogne e occultamenti che dal nucleo famiglia si proiettano nella società.

La sceneggiatura di Răzvan Rădulescu è ad immersione chirurgica con tesissimi dialoghi come quello straordinario tra Cornelia e l’ambiguo testimone dal gergo malavitoso o quello finale nella casa dei genitori della vittima che si trasforma in un egocentrico supplichevole monologo della signora Kerenes sull’amore per suo figlio, naturalmente esibito dopo l’insuccesso di generose offerte di denaro.

La macchina a mano rimane affannosamente addosso agli attori trascinando lo spettatore all’interno della vicenda come fosse un altro membro di questa famiglia ormai persa tra incomprensioni e recriminazioni.

“Proprio perché questa storia mi è molto vicina, volevo affrontarla nel modo più obiettivo possibile, convogliando sentimenti, idee, esplosioni emotive in un racconto dall’autenticità quasi documentaristica” (Călin Peter Netzer)

Un crescente stato di tensione in cui si aspetta invano un apice tragico che non arriverà mai. Una modalità espressiva e narrativa molto vicina al cinema di Cassavetes o ai vari seguaci DOGMA ma soprattutto affine ai fratelli Dardenne. Vincitore dell’Orso D’Oro e del Premio della Critica Internazionale all’ultimo Festival di Berlino Il caso Kerenes è un film fatto di rigore nel minuzioso percorso che descrive tutte le fasi che si susseguono dopo l’incidente e di emozione lasciata in mano alla bravura degli attori. Predomina l’interpretazione di Luminita Gheorghiu con la sua Cornelia subdola, attenta a non perdere mai la calma e il contegno del suo status sociale in sfida con la sboccata Jenna di Kristin Scott Thomas in Solo Dio perdona, un’altra madre terribile e super- castratrice attualmente in circolazione nelle sale italiane.

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