[***] – Piccola e giovane commedia italiana scritta con piglio ed acume dal meritevole Fabio Bonifaci, quello di Notturno bus e Si può fare, Diverso da chi è un film vivace e capace di fondere una brillantezza d’oltreoceano (il sofisticato americano) con le vicissitudini di casa nostra, politiche, etiche e culturali. Optando per una messa in ridicolo di alcune di queste (quelle politiche) e preferendo mostrare (a colpi di simpatiche battute) una biasimevole situazione storica piuttosto che affondare le unghie nella complessità del territorio e far nascere quella splendida amarezza che il cinema popolare, altre volte, ha saputo far emergere. Anche di recente, con l’alfiere migliore di un modo di far commedia che guarda il presente con la stessa attenzione con cui guarda il passato: Paolo Virzì. Purtroppo, ogni volta che parliamo di una comedia radicata al paese, dobbiamo citare il suo nome. Brutto segno.

Pellicola saltellante su un pavimento molto italiano, dunque, questa commedia all’italoamericana dal titolo poco invitante, che percorre con gustosa disinvoltura una superficie non astratta, raccontandoci un triangolo d’amore piuttosto curioso e brillante. C’è del politico, ed è sempre bene sospendere il silenzio su questo ormai drammatico argomento, anche solo per un timido e superficiale sberleffo. C’è dell’omosessuale, ed è positivo parlare di questo tema quando si ha il buon senso di farlo con intelligenza. In questo senso colpisce la familiarità che sviluppiamo con l’omosessualità dei personaggi del film e la leggiamo come un segnale positivo pensando che la simpatia di una commedia ultra popolare per la cultura gay sia un attimo di ossigeno in una società piuttosto omofoba e xenofoba. Come possiamo leggere il segnale di un cinema che, di diverse caratteristiche e budget, sta imparando a parlare con colloquialità dei gay? Diremmo che l’argomento riscuote una certa simpatia, forse perchè il chiasso di qualche tempo fa (Effetto Ozpeteck, Pacs, Dico, poi nulla di fatto) ha posto il gay al centro dello spettacolo e quindi anche il cinema che più di tutti sa toccare il presente solo per certificarlo (la commedia innocua e tastante il reale, adatta al grande pubblico) ne ha dovuto prendere atto. Oppure può darsi che un lavoro tirato su alla genuina dai Luca e Gustav di Improvvisamente l’inverno scorso (il documentarietto gioiello che sta girando il mondo a prendersi meritati consensi) abbia fatto intuire che di omosessualità si può parlare anche in un altro modo: con una dolcezza insolita e sconosciuta ad un cinema sugli omosessuali che spesso ha usato toni drammatici o farseschi.

Non c’è tempo, in questa vagabonda recensione, per una riflessione sul cinema italiano omosessuale contemporaneo. Siamo obbligati a fermarci a questa domanda e a parlare della storia di un bel ragazzo gay che per ragioni di commedia si trova ad essere il candidato di centro sinistra per il suo comune. Prendiamo nota, mentre ricordiamo che il riferimento del film alle due principali culture politiche contemporanee italiane (Pd, Pdl) è fin troppo evidente, del fatto che ci troviamo a Trieste, e che questa città, complice, probabilmente, il sostegno di una film commission volenterosa e ben organizzata, sta diventando una location cinematografica importante negli ultimi tempi cinematografici nostrani: Diverso da chi non è la prima commedia che in tempi recenti viene girata da quelle parti. Ripensiamo ad Amore bugie e calcetto (Luca Lucini), e per quanto riguarda un cinema più secco, a Fuori dalle corde di Fulvio Bernasconi. Ad essere esaustivi ci mettiamo pure l’ultimo deludente Salvatores, per dire che insomma, nel profondo nord si girano film.

Un  bel ragazzo Gay, dicevamo, l’invidiabile e ancora positivo Luca Argentero, uno dei pochi superstiti dello shooting star sistem da reality italiano. Un moro torinese insospettabilmente in grado di fare l’attore. Un bello in senso classico, un maschio seducente di innegabile dolcezza. Abbraccia la politica e la schiena innamorata del suo convivente, fedele e saggio, come chiunque amato vorrebbe che il suo partner facesse con lui. O con lei. La prima volta che vedemmo Argentero dentro un film era il 2004: faceva una piccola (non inutile) parte dentro una pellicola piena di interessanti contenuti: A casa nostra, della brava Francesca Comencini. Erano più o meno tre anni fa, invece, quando vedemmo Argentero fondere a sorpresa la sua bocca carnosa con quella ancora più cicciosa del potente e docile Favino. Lo sorprendemmo poi a far commedia con un altro tentativo, meno riuscito di questo, di mescolare risate a temi sentiti dalla pubblica opinione. Il film era Lezioni di cioccolato e il tema nobile e sociale era l’immigrazione. L’ultima volta che abbiamo incontrato Argentero era lo scorso autunno e stava crescendo una bambina da solo. Trovammo quel film (Solo un padre, di Luca Lucini) poco interessante perchè non riusciva a dire niente di pubblico, se non a ribadire, neanche troppo volontariamente, che oggi ci si lascia più facilmente che in passato, ma anche grazie ad una visione più attenta e approfondita dei sentimenti e delle relazioni.

Ma torniamo al nostro ultimo Luca, e speriamo di riuscire a finire il pezzo senza cadere nella rima imposta dal recente Povia. Il ragazzo dagli occhi chiari e il sorriso fantastico è fidanzatissimo con un altro bel giovanotto, Filippo Nigro, ovviamente gay anch’egli e bello, certo, ma non quanto l’Argentero vivo e determinato: un po’ più della metà che già è tantissimo. Entrambi vestono con attenzione e curano ogni particolare del proprio aspetto (non solo) esteriore. Bravo chi ha lavorato sui costumi e bravi loro ad ezzeccare la misura estetica giusta dei loro personaggi. Questi due lonesome cowboys da centro città di provincia sono una coppia moderna al di là della tendenza sessuale: comprensione, dialogo, rispetto e una buona dose di matura autoironia. La sceneggiatura accenna ad una destra cinica e ad una sinistra confusa e smarrita. Da una parte la propaganda politica impostata sull’insicurezza (muri, razzismo, sfruttamento della paura e volgarità), dall’altra parte le mille sfumature del dialogo ma anche la derisione di uno schieramento di centro sinistra composto di anime, provenienze e direzioni incompatibili tra loro. Interessante, quindi, la scelta di una scrittura che cerca l’importanza dell’istant movie nello stesso tempo in cui è attenta a costruirsi una personalità propria, brillante, sofisticata, appunto, che se non è geniale o entusiasmante, è sicuramente più che sufficiente, specie se rapportata al contesto generale. Certo, Diverso da chi piglia un paio di importanti tematiche di fondo e le piega e le sfrutta per creare appeal sul pubblico pagante. E che vuoi farci, per lo meno scongiuriamo la dolorosa evasione giovanilistica e pure il remake del super cult anni ’70. Di questi tempi magri un filmetto come questo fa venir voglia di dire “ehi, guarda laggiù, una commedia!” Un pò furba, si, ma scritta con un certo grado di maturità.

Ma che succede a un certo punto a questa coppia felice? Succede che una specie di Binetti molto lunga di coscia (l’ancora in gamba Claudia Gerini) si infili nella vita politica e sentimentale dell’aspirante&n
bsp;Sindaco fino a far pensare che quel Povia lì tutti i torti non ce li aveva. Dobbiamo ammettere che Luca era gay, si, ma adesso tromba lei, e si sta pure innamorando, e non sa darsene una spiegazione. La tentatrice sorniona è la candidata a vice sindaco (dello stesso schieramento) e con l’amore balordo tra i due alleati/antagonisti, la campagna politica fila che è una meraviglia… Insomma, è ovvio che prima o poi Nigro lo verrà a sapere e che ci vorranno una manciata di minuti per risolvere la matassa ed arrivare al lieto fine. Non vi diciamo come va a finire, ovviamente, e nemmeno come andranno le elezioni. Vi anticipiamo solo che si sente piangere un bambino e che la sceneggiatura rema con vigore fino alla fine.

Un buon film, insomma, soprattutto considerando che è un’opera prima.

Ah, quasi dimenticavamo, il regista si chiama Umberto Carteni e nel cast si muovono con disinvoltura anche Giuseppe Cederna e Francesco Pannofino, oramai attore consolidato.

 

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