Topolino diverte il Festival di Berlino
 
Anne Preckel ci racconta l’accoglienza al primo film su Berlusconi diretto da un regista tedesco: Jan Henrik Stahlberg. Si tratta di Bye Bye Berlusconi! Ed è stato presentato il 10 febbraio al Festival di Berlino nella sezione Panorama. In Italia uscirà – dopo le elezioni ça va sans dire – con il titolo Buonanotte Topolino.
 

Non è Jane né Tarzan, ma il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi a rubare la scena al gorilla alla prima tedesca di King Kong di Peter Jackson. Davanti ai flash delle macchine fotografiche e alle telecamere delle televisioni assembrate intorno al tappeto rosso della Potsdamer Platz di Berlino, si batte il petto foderato di stoffe d’Armani. Con il riso di ferro, i capelli impomatati ed il consueto buon umore si è presentato come un vero maschio (alpha) dominante, al cui fascino neanche la Signora Merkel ha potuto resistere: la mano gli fu offerta.

L’ingresso trionfale di Silvio Berlusconi non è stata l’unica azione politico-satirica nella quale Maurizio Antonini, protagonista del film Bye Bye Berlusconi!, poteva provare la sua spiccata somiglianza col Cavaliere. La campagna pubblicitaria sulla produzione anti-berlusconiana, che il regista tedesco Jan Henrik Stahlberg (sceneggiatore di Muxmäuschenstill, Germania 2003) ha realizzato insieme con l’autrice e compagna Lucia Chiarla, ha già da tempo catalizzato l’attenzione del pubblico. Il film, presentato al Festival cinematografico di Berlino e applaudito dal pubblico, è una satira che, muovendo dal realismo, finisce per estremizzarsi in un gioco tra finzione e realtà. In prossimità delle elezioni di aprile il film, dal titolo emblematico, è pensato come una sfida politica. Come dice il giovane e ambizioso regista: „Questo film deve svegliare l’Italia e portarla alla sconfitta politica del Presidente del Consiglio nell’aprile 2006“.

Nella sequenza iniziale un gruppo di veri terroristi rapisce un vero presidente del consiglio. Vediamo l’esplosione di un hotel a Genova, poi la notizia dilaga nei giornali e nelle tv. Dopo poche sequenze l’azione rivela un film nel film, in cui un presidente del consiglio viene rapito e processato in modo esemplare a causa dei suoi affari. L’utilizzo del nome reale dell’accusato metterebbe in pericolo la realizzazione del progetto, quindi la produzione del film decide su due piedi di cambiare semplicemente il nome dell’alter ego berlusconiano in Topolino e di trasporre tutta l’ambientazione a Topolonia, dando quindi un taglio satirico alla sceneggiatura. Topolino è un corrotto commerciante di angurie e sindaco del piccolo comune di Topolonia, che si trova in campagna tra i campi di angurie. Si fa adulare dai compagni politici e dalla propria famiglia (con l’eccezione della sua figliola la quale ovviamente lo odia) e canta canzonette nel suo canale televisivo Tele Anguria (in tedesco Telemelone) accanto a ragazzine nude e brunette, che mangiano pezzi d’anguria. La sigla del canale televisivo del presidente Topolino mette in scena la sfera del mondo che girando si trasforma in un’anguria tagliata.  Nonostante le precauzioni prese trasformando il film in satira, vengono messi altri bastoni fra le ruote della produzione del film, che adesso assume il nome di „Banda Bassotti“. I ministri Fi (Fini), Bo (Bossi) e Fra (Frattini), che hanno beneficiato delle angurie di Topolino e cercano la loro pace in chiesa, decidono di reagire in modo duro e di scovare il gruppo della „Banda Bassotti“. Intanto, durante una retata in un hotel di Genova che ospita la Banda Bassotti (l’esplosione nella scena iniziale del film), uno di loro viene preso dalla polizia.

Nel corso degli avvenimenti neanche i genitori ex-comunisti dei membri della banda, preoccupati per la loro sorte, riescono a fermare i loro figli: se Berlusconi non viene al suo processo, è semplicemente il processo che va da Topolino-Berlusconi. Nella prigione, una stalla rovinata dove lo smanioso Topolino soffre di fame, mettono su un „tribunale del popolo“ al quale via internet possono assistere i cittadini italiani. Topolino viene giudicato colpevole di ogni capo d’imputazione dal popolo collegato in rete. Basta un click sul mouse e… fioccano anni di prigione.

Il film alterna delle scene divertenti e grottesche sulla campagna elettorale di Forza Topolino, che sembrano la rappresentazione di un fumetto di Walt Disney, a delle scene realistiche dove il lavoro dei cineasti del film, sempre più difficoltoso, trova il suo epilogo nel processo a Topolino. Mentre le condizioni di lavoro diventano sempre più dure, nascono anche delle paranoie e il giudice – interpretata da Lucia Chiarla – ad un certo punto sviluppa una mania di persecuzione. L’azione politica, reportage sul „fare-un-film-in-Italia“, e la parodia si intrecciano in modo tale che i livelli narrativi sembrano coinvolgersi reciprocamente.  Cosi nasce una realtà filmica multipla, un rimando divertente fra parodie e riferimenti reali, che finisce però per diventare spiazzante per lo spettatore: a livello d’immagine, infatti, i livelli narrativi non vengono distinti chiaramente l’uno dall’altro.

Il lato plastificato di Topolino è sufficiente per trarne molti film che però non fanno capire nulla sul potere che diventa repressione. In Bye Bye Berlusconi! non c’è una scena in cui il riso dello spettatore sia frenato dall’allusione ai crimini reali di questo politico corrotto. Né le accuse di cui si parla davanti al tribunale del popolo (che bella idea), né i riferimenti agli avvenimenti a Genova 2001 vengono approfonditi. Cosí il film si allontana dal suo tema iniziale – la censura, il divieto di chiamare le cose con il loro vero no
me.

Mentre Sabina Guzzanti nel suo film Viva Zapatero! accanto alla parodia, sviluppa un vero e proprio lavoro di reportage, Bye Bye Berlusconi! rimane esclusivamente sul piano di una messa in scena trash.
Suppongo che la popolarità del film a Berlino
(tutti e tre gli spettacoli hanno registrato il tutto esaurito) rispecchi ladubbia fama del Cavaliere Berlusconi all’estero. Topolino-Maurizio Antonini, venditore di scarpe, che dal 1992 lavora professionalmente come clone di Berlusconi, ha compreso bene il modo di sfruttare gesti, sorrisi e scherzidell’uomo più famoso d’Italia. Per tutto il gruppo del film (di provenienza principalmente italiana) il lavoro ha sicuramente rappresentato una valvola di sfogo rispetto alle condizioni politiche del loro paese. Che il film riesca ad incidere nella campagna elettorale è improbabile. Per adesso tutte le principali case di distribuzione cinematografica in Italia l’hanno rifiutato. Si vedrà in aprile se davvero Bye Bye Berlusconi! potrà veder realizzato il suo titolo…

 

 

 

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