martedì 30 maggio, ore 21.30 per il ciclo “sguardi e soggettività”, collaborazione Schermaglie-Libreria Anomalia, proiezione del film di Antonio Capuano: 
vito e gli altri

Il cinema di Antonio Capuano, nato a Napoli nel 1940, sembra mostrare corpi pulsanti e dettagli ambientali  assieme a concetti astratti, e sembra farlo anzitutto tramite il ritmo e la musica, le luci e i movimenti dei personaggi:  un cinema attento alla sintassi ma che al tempo stesso non rinuncia all’eccedenza della vita.

Molti dei suoi protagonisti sembrano presi nel momento di formazione della loro soggettività, della loro coscienza: Vito e il controcampo violento dei videogame di guerra; Pianese Nunzio e il suo dividersi tra criminalità e religione; la tragedia che fa da cornice ‘verticale’ alle vite criminali della famiglia in Luna Rossa.
 
E spesso usa dei luoghi che sono anche dei simboli: le barriere sociali e la separazione tra sé e mondo a cui rimanda la carrellata sull’inferriata che apre Pianese Nunzio; il muro che divide in alto e in basso Napoli dietro le spalle di Valeria Golino, in La guerra di Mario, quando parla con il compagno e gli dice che la loro vita è opaca, spenta (quasi ombre proiettate sul muro bianco);  i molti cancelli che perimetrano e blindano la famiglia camorrista in Luna Rossa.
 
Eppure i suoi personaggi non rimangono fissi dentro lo scacco, in una stasi mortifera e magari vittimistica, in quanto Capuano sceglie di non privarli del respiro lungo della trasformazione (una trasformazione agita nel  continuum di relazioni). C’è desiderio. E c’è vita. I suoi protagonisti eccedono, in qualche modo, i rapporti di potere e i dispositivi di assoggettamento posti in essere soprattutto dalle istituzioni.
 
Anche in Vito e gli altri, sua opera prima che nel ’91 vinse la Settimana della Critica al Festival di Venezia, allo scacco dichiarato nella scena inziale, dove al cammino smarrito ma epicamente narrativo della Commedia Capuano associa un cammino avvitato, una linea narrativa non più “retta” -Vito che  cammina avanti e indietro nella classe- che sta anche a dire l’attuale difficoltà tanto di immaginare un progetto di vita quanto  di conoscere l’esperienza umana nella sua totalità, Capuano fa infatti seguire una narrazione il cui intento non è quello di schiacciare completamente, deterministicamente, la vita in frantumi dei ragazzi – Capuano non ha, insomma, uno sguardo ‘totalitario’.
 
Stesso discorso per i numerosi inserti ‘brechtiani’ disseminati nel film: in uno dei tanti un ragazzino seduto su una sedia, in mezzo ad una piazza, parla direttamente alla mdp (tra documento e vena surrealista) e dell’amicizia tra guaglioni, della “paranza” (mangiare, uscire, rubare…). Il ragazzino ha addosso una camicia di forza. E sempre tentando di mettere in discussione l’idea che il film, come invece è stato da più parti scritto, sia irrimediabilmente pessimista, senza scampo, addirittura nichilista, anche pensando a Godard  si vuole riflettere su questo: che all’alienazione, e magari alla facile indignazione, Capuano preferisca invece la consapevolezza, seppure frammentata.
 
Perché cosa altro è se non mostrare un processo di presa di coscienza il fare sistematicamente uscire i protagonisti dai loro stessi personaggi, e dalla finzione, come accade appunto in questi inserti, dove alla sospensione dell’azione ‘narrativa’ corrisponde il rivolgersi dei personaggi direttamente verso il narratore, verso le sue domande, verso la mdp, verso chi guarda? Questo modo di fare cinema stimola lo spettatore a farsi delle idee.
 
Guardando Vito e gli altri ci si pongono degli interrogativi e non di superficie: domande sul modo di vivere nei quartieri popolari a contatto con la camorra, sul condizionamento di massa e le trasformazioni sociali prodotte dai nuovi bisogni, sul cortocircuito che queste trasformazioni hanno innescato sui modi di vivere degli strati sociali esclusi, ovvero sulle ricadute nelle coscienze e nei sentimenti dei ragazzini che la società non riconosce e che proprio a partire da questo mancato riconoscimento non può che alimentarne la violenza.

ingresso 3,00 euro 


vi aspettiamo

Libreria Anomalia – Centro di Documentazione Anarchica
via dei Campani, 73 – (San Lorenzo) Roma
info: libreria@libreriaanomalia.org
tel: 06.49.13.35
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