luigi zampaNell’anno del maxisuccesso internazionale di Gomorra la retrospettiva veneziana non poteva far miglior scelta che proporre al pubblico festivaliero il film di Luigi Zampa sul primo tentato maxiprocesso alla camorra della storia dell’Italia unita.

Processo alla città (1952), tratto da un soggetto di un giovane Francesco Rosi e di Ettore Giannini, regista teatrale mai affermatosi veramente nel cinema dove diresse un solo film – Carosello napoletano – è una storia basata sui fatti del processo Cuocolo del 1905, vano assalto giudiziario alla criminalità organizzata napoletana, già preso in considerazione per la trasposizione filmica anche da quel gran volpone di autore e organizzatore che fu Peppino Amato (l’uomo che preparò il terreno alla produzione della fortunata serie dei Don Camillo e de La dolce vita).

Il soggetto fu trattato e sviluppato in una sceneggiatura di ferro dalle mani e dalle menti dell'aristocratica e comunista Suso Cecchi d’Amico, dal drammaturgo cattolico Diego Fabbri (Europa '51, Il generale della Rovere), con la collaborazione degli stessi Zampa e Giannini. Altro nome accreditato come collaborazione alla sceneggiatura è quello di Turi Vasile, grande vecchio del cinema italiano, classe 1922, braccio destro di Luigi Gedda nella propaganda elettorale dei Comitati Civici democristiani per le elezioni del 1948 (a soli ventisei anni…). Già assistente di Augusto Genina nella Cinecittà guerrafondaia dei primi anni Quaranta, l’attività di Vasile nel cinema del dopoguerra consiste di soggetti (I vinti di Antonioni), sceneggiature (Due lettere anonime), regie (I colpevoli), e principalmente di produzioni con la cattolica Film Costellazione.

Processo alla città è una delle migliori realizzazioni della Film Costellazione e uno dei migliori film, insieme a quelli scritti con Vitaliano Brancati come Anni difficili (titolo anch’esso presente nella rassegna veneziana) di Luigi Zampa, regista popolare che ebbe momenti di grande successo commerciale con pellicole come L’onorevole Angelina prima, interpretato da Anna Magnani, e Il vigile poi (Sordi e De Sica).

La verità filmica di Processo alla città viene dai vicoli di Napoli dove la troupe girava alle tre di notte circondata dalla folla; viene dagli attori professionisti delle sceneggiate napoletane che Zampa e i suoi aiuti Nanni Loy e Mauro Bolognini reclutarono in teatri che aprivano alle undici di mattina; dai contadini di ritorno dai mercati generali che facevano tirare avanti fino a notte fonda (Loy fece lo stesso dieci anni dopo quando reclutò attori e comparse per Le quattro giornate di Napoli). La forza delle immagini viene invece dalla bravura degli attori: Amedeo Nazzari perfetto nel ruolo di un magistrato di inizio secolo; Paolo Stoppa severo nel ruolo del delegato; il giovanissimo sciuscià Franco Interlenghi nei panni di un povero Esposito qualunque; e Dante Maggio, Tina Pica, Turi Pandolfini. E Silvana Pampanini in uno dei pochi ruoli drammatici della sua carriera tutta ammiccamenti e sorrisetti (negli stessi anni interpretava 47 morto che parla, Biancaneve e i 7 ladri, L’inafferrabile 12, La paura fa 90): la prima pin-up nostrana del dopoguerra riceve da Zampa l’opportunità di esprimersi in lacrime. Non manca neanche qui di esibirsi nel suo amato canto, ma questa volta è seduta ai tavoli di un ristorante trasformato in aula dibattimentale, come a ricordarci quanto è subdola la camorra, non balla e non pavoneggia: le note di Tradimento non hanno nulla di spettacolare, ma le parole del testo parlano chiaro: a Napoli “chi è infame paga una volta sola”.

Peccato non avere potuto vedere oggi anche  Anni difficili, satira sugli anni della dittatura fascista in terra siciliana dove gli umili lavoratori ubbidiscono e i podestà, poi chiamati funzionari, viaggiano sempre con il vento in poppa. Parte della trilogia scritta da Zampa insieme a Vitaliano Brancati (gli altri due titoli sono Anni facili e Anni ruggenti) si è rivelata una delle proiezioni più attese della giornata: la piccola sala Volpi, nominata per ospitare i film della retrospettiva Questi fantasmi, ha lasciato in strada un centinaio di accreditati.

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