[**1/2] – Torna lo scombinato branco di animali preistorici, ormai sempre più simile a una famiglia allargata, e torna la difficoltà di esplorare nuove tematiche che possano mantenere viva l’alchimia di una storia giunta al terzo capitolo. I mammut aspettano un cucciolo, e il desiderio di dedicarsi alla loro famiglia mina le fondamenta del gruppo: Diego, la tigre orgogliosa, vive un periodo di appannamento e desidera nuove avventure (o in realtà è soltanto intristito per l’assenza di una propria famiglia); Sid, solito combina guai, la famiglia se la va a cercare, e adotta tre uova che diventeranno altrettanti piccoli dinosauri. Logico che mamma-rettile li verrà a cercare… Ecco che arrivano i problemi, mascherati all’inizio dalla terza dimensione e da qualche gag azzeccata: spuntano tutti insieme quando si comprende che il film verterà esclusivamente sul viaggio avventuroso intrapreso per recuperare Sid, preda della dinosaura bisbetica.

Attraverso una valle in cui bestie ormai estinte continuano a prosperare, il branco si allarga grazie a Buck, un folle furetto che sembra incarnare quel gusto per l’avventura e per l’indipendenza che i nostri eroi hanno perso. Ma la trama è tenue, un susseguirsi di corse, botte e inseguimenti splendidamente girati e coreografati, e niente più. Il “cattivo” cambia in corsa, i pericoli sono tutti di natura fisica. Non vengono esplorati in profondità i dissidi interni al gruppo né la dicotomia stanzialità-nomadismo incarnata dai differenti personaggi, e alla fine tutto si aggiusta un po’ gratuitamente grazie al consueto collante dell’amicizia e della solidarietà nel pericolo. L’unico che tiene alto il baluardo della pazzia necessaria a mantener desta ogni avventura, ogni consapevole rinuncia al benessere e alla tranquillità, è il furetto ammattito a causa della solitudine, microscopico eroe di un mondo in estinzione, quello violento e vitale dei dinosauri, presto spento dai più opachi mammiferi pelosi già in odore di Disney. Terribile, a tal proposito, la leziosa cucciola di mammut che Ellie finisce per partorire…

Certo le gag funzionano, come al solito, ma è quasi sempre l’eccezionale Scrat a strappare risate – fra l’altro riverberando con grande eleganza il tema familiare del cartoon. Molto meno efficace la pleonastica coppia di “fratellini” opossum di Ellie, i cui batti e ribatti non paiono mai irresistibili, e meno efficace anche Sid, nonostante l’istintiva simpatia che è in grado di ispirare. Su tutte si impone l’esilarante scena dei gas tossici che scatenano risate e rischiano di far secco mezzo cast. Una scena trascinante nella sua semplicità, nella quale stona solo l’imbarazzante e trita battuta di Ellie sul fatto che “ci devono pensare sempre le donne” a risolvere i guai. Per cortesia, basta.

La terza dimensione, infine. Ne è passato di tempo da quando Hitchcock faceva sventolare i forbicioni a Grace Kelly. I nuovi occhialetti sono efficaci (li puoi pure sovrapporre a un paio di occhiali da vista) e l’effetto è senza dubbio mozzafiato, per i primi dieci minuti. Passata la novità, il dubbio che non si tratti di nulla di veramente incisivo comincia a crescere. Il sonoro cambiò in toto la forma d’arte cinematografica; il colore mutò la percezione della realtà filmica; persino il cinemascope permise significativi mutamenti nella mise en scene, grazie all’allargamento della superficie orizzontale. Del 3D, forse, vanno studiate meglio le potenzialità espressive, perché non basta un po’ di profondità di campo o qualche schizzo di materiali verso la sala a lasciare un segno definitivo in una forma d’arte. Ma del resto dicevano lo stesso riguardo al futuro dell’invenzione-cinema, e probabilmente basterà aspettare che i registi comincino a pensare in 3D per utilizzare al meglio questa nuova fittizia dimensione. L’importante sarà non barattare la nuova profondità spaziale con la profondità di plot e personaggi – e forse in questo nuovo capitolo è un po’ successo… Comunque vada, sarà sempre meglio del “Puzzorama” che tempo fa minacciava di spruzzare gli odori del film addosso al malcapitato spettatore.

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