[***12] – “Un film è più allegro della vita’” sosteneva qualcuno, forse perché in una pellicola si condensano attimi di felicità e speranza che, implodendo nella sua durata, si auto evidenziano maggiormente rispetto al tempo di un’esistenza. Fatto sta che La guerra è dichiarata di Valérie Donzelli (passato da noi nella sezione Festa Mobile del Festival di Torino 2011) è un condensato di materia ed energia magistralmente diluite in grado di sfociare in un sorprendente equilibrio tra commedia e dramma che sa quasi di miracoloso.

Juliette e Romeo sono giovani, felici e innamorati. Si incontrano ad una festa e sono sorpresi dai loro nomi. Si innamorano, hanno un bambino e scoprono la grave malattia che ha colpito il figlio Adam di diciotto mesi: un tumore al cervello. I due ragazzi vengono così improvvisamente strappati alla loro spensierata felicità e costretti ad affrontare le drammatiche difficoltà che l’esistenza può riservare.  La guerra è dichiarata è innanzi tutto una storia d’amore raccontata come nella migliore tradizione francese: una pellicola senza melodrammi che celebra la vita e l’amore strizzando un occhio alla Nouvelle Vague e due a Truffaut. Juliette e Romeo sono una giovane coppia parigina, e anche un po’ ‘fighetta’, impreparata alla vita. Si ritroveranno, in questo racconto di formazione, a far fronte ad un dramma inaspettato con le armi dell’azione: un vitalismo che li proietterà sempre un passo avanti nonostante l’incertezza. Due genitori inesperti, ma fervidamente protesi verso un dinamismo inarrestabile rappresentato senza forzature.

Un racconto drammatico bilanciato superbamente con toni da commedia in un equilibrio fragilissimo che anche formalmente osa attingere a più registri: ralenti, voce off, siparietti da musical, apparizioni magiche; tutti girati con una Canon Eos HD e resi omogenei da un montaggio armonico che tira un calcio al compiacimento. Sembra davvero onesto questo racconto che ha rappresentato la Francia nella corsa all’Oscar 2012 come miglior film straniero, e la scommessa di raccontare una simile materia attraverso una carica esuberante e dinamica non deve renderlo meno degno e meno lecito rispetto ad un più austero rigore formale.

Così come spesso accade nell’imparegiabile maestria affabulatoria statunitense dell’arte della sceneggiatura, La guerra è dichiarata attinge a piene mani nella migliore tradizione cinematografica francese costruendo un racconto morbido e coinvolgente che riesce a stare in piedi soprattutto attraverso un magico bilanciamento di toni, un condensato di vita dalle mille sfaccettature in cui le opprimenti tematiche vengono registicamente smussata attraverso il filtro della lievità: un calvario tra medici ed ospedali, ma senza morbosità e alcun meccanismo ricattatorio per lo spettatore

la guerre est declaree valerie donzelli La guerra è dichiarata sorprende maggiormente se si pensa che la storia raccontata è molto simile a ciò che è davvero accaduto ai due interpreti Valérie Donzelli (anche regista) e Jérémie Elkaïm (compagni nelle vita e nella pellicola). Due giovani innamorati costretti, malgrado la loro impreparazione, a vivere una inattesa ‘guerra’ che li vedrà successivamente più adulti e porterà conseguenze nel loro stesso rapporto:  “La relazione amorosa si fonda su un sentimento di spensieratezza, la convinzione che nulla può distruggere l’amore, ma Romeo e Giulietta si ritrovano in una sorta di routine, l’ospedale li porta a ripiegarsi su se stessi, affinché il figlio possa sopravvivere, la loro coppia deve morire” sostiene Valérie Donzelli, e la loro relazione svanirà assieme alla guarigione del piccolo Adam. Ma l’intelligenza dell’operazione sta anche nell’esser riusciti a rendere universale una materia imbevuta di sentimenti, paure, riflessioni sulla vita e sull’amore, distaccandosi dalla soggettività dell’esperienza personale vissuta.

Una celebrazione, divertita e commovente, della vita e dell’amore. Impetuoso, passionale e speranzoso, eppure mai melenso o sdolcinato.

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