Oggetto di curiosità e attenzioni (per il bisogno di storie esemplari con cui confrontarsi, o per la ricerca di delucidazioni tangibili sull’indeterminatezza del presente?), la sezione Extra curata da Mario Sesti resta tra i più seguiti ambiti del Festival di Roma. The Canal Street Madam, documentario del regista Cameron Yates, ci porta nel mondo di Jeanette Maier, balzata alla ribalta dopo che l’FBI ha fatto irruzione nel bordello che gestiva all’interno della sua abitazione a New Orleans, assieme a sua madre e sua figlia. Il giovane regista Cameron Yates, incuriosito dalla figura di Jeanette, inizia a seguirla dopo che lei ha appena scontato la sua pena. Quel che ne viene fuori è un interessante spaccato della protagonista e della sua famiglia che acquista il sapore di una penetrante indagine dalle molteplici sfaccettature. Le riprese di Yates vanno dall’intervista face to face alla documentazione della quotidianità di Jeanette e della sua famiglia, attraverso una telecamera che insegue in maniera naturalizzata i suoi oggetti d’analisi. A questo si alternano le conversazione intercettate dall’FBI, foto e filmini amatoriali.

Chi è Jeanette Maier? In privato o per una intervista alla tv lei si definisce una puttana, e rivendica la sua esistenza come qualcosa che deve essere rispettata al di là di ogni ipocrisia, perché per lei il sesso a pagamento, se fatto tra le mura di casa e tra adulti consenzienti, è e deve restare un fatto legale e privato. Passato lo scandalo, la donna di Canal Street continua a commerciare il suo corpo sotta la copertura di vendita di oli essenziali e candele, ma acquistati per 500 dollari ciascuno! Jeanette personaggio pubblico di tanti Tg, e perfino di una serie televisiva ispirata al suo caso, si completa con un’altra Jeanette che viene fuori dal materiale amatoriale, girato nel corso di comuni compleanni o Thanksgiving, archivio di una ‘normale’ esitenza: una donna e una famiglia convenzionale, e l’utilizzo del materiale privato in VHS, più di una volta ricorda il bellissimo Una Storia Americana (Capturing the Friedmans) di Andrew Jarecki. Tra i due poli che rappresentano Jeanette, i video pubblici e quelli privati, ci sono le riprese di Cameron Yates che vanno a costituire un’interessante sintesi di una donna e della realtà sociale che la circonda. Jeanette è chiaramente cosciente di essere un caso pubblico, non fosse per il fatto di aver accettato il progetto documentaristico. E’ divisa tra la voglia di normalità e il riscatto dallo scandalo. Tra chi vuole ricostruire e difendere la sua famiglia, ma allo stesso tempo sfruttare la sua celebrità per sbarcare il lunario, utilizzare la notorietà per narcisismo e manie di protagonismo, o per denunciare l’ingiustizia di aver scontato unilateralmente per la sua attività, assieme a tutte le donne coinvolte, quando tra i suoi clienti vi erano altisonanti nomi della politica e della giustizia.

Jeanette è una persona costantemente preoccupata per il futuro e l’esistenza dei suoi figli, tutti ex carcerati, uno eroinomane, che sa di aver avuto strumenti e inclinazioni inadeguati per l’educazione, ma continuamente alla ricerca della purezza degli affetti e delle relazioni famigliari. Che non smette di rivendicare la sua dignità, irriducibilmente ed intelligentemente, anche quando, per un incontro pubblico/show in un locale newyorkese, è costretta ad andare via per gli insulti e le umiliazioni urlate da maschi che si aspettano qualche spettacolino hot, o quantomeno un paio di tette al vento, memori dei sensazionalistici e bigotti speciali tv che hanno ridefinito la persona riscrivendone e accentuandone gli aspetti utili a farne un personaggio. In questo continuo rimando tra pubblico e privato, The Canal Street Madam sorprende per densità e pienezza di suggestioni affrontati senza retorica. Unitamente alle vicende, emergono considerazioni sul potere e la giustizia, la rappresentazione e i media, aspetti che affiorano e si manifestano in maniera non didascalica, ma all’interno del flusso quotidiano dei soggetti indagati, inscindibilmente legati al fluire delle loro esistenze immerse in una determinata epoca e specifico contesto.

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