La Femme de Tchaïkovski di Kirill Serebrennikov

IL LABIRINTO DELL’OPPRESSIONE

Con La Femme de Tchaïkovski, presentato in competizione ufficiale Kirill Serebrennikov ci trascina lungo il labirinto interminabile e doloroso di un’ossessione, quella della passione divorante di Antonina Milioukova (1848-1917) per colui che, di fatto, fu solo brevemente suo marito; l’insigne compositore Piotr Ilitch Tchaïkovski (1840-1893). La Femme de Tchaïkovski è un’opera tanto affascinante quanto intensa nella sua capacità a trascendere questo destino individuale trasformandolo un’allegoria grandiosa di quello che è sempre stato il fato di un popolo, il popolo russo, succube nel tempo a varie forme di un potere assoluto al quale deve confrontarsi.

Il cinquantenne Kirill Serebrennikov, certamente uno dei registi russi più insigni della sua generazione, famoso oltre che per le sue opere cinematografiche anche per le sue messe in scena teatrali- sarà a luglio al Festival di Avignone con la messa in scena di Il monaco nero di Tchekhov –presenta per la terza volta un suo film a Cannes dopo avere il suo meraviglioso Leto nel 2018 e Pietrov’s fiever in concorso l’anno scorso, ma è la prima volta in cui ha potuto accompagnare personalmente il suo lavoro sulla Croisette. Artista dissidente, Serebrennikov, agli arresti domiciliari dal 2017, è riuscito da poco a lasciare la Russia per esiliarsi a Berlino.

Antonina Milioukova, (Alyona Mikhailova), la stupefacente protagonista del film, sognatrice caparbia e fervente ammiratrice del maestro, una giovane donna, di origini modeste, s’innamora perdutamente di Tchaïkovski, (Odin Biron) vedendolo ad una serata mondana organizzata da una sua lontana parente. È il colpo di fulmine immediato e l’inizio di una passione travolgente. D’ora in avanti Antonina metterà in atto ogni stratagemma possibile per riuscire a realizzare il suo sogno, a prima vista impossibile, di diventare la moglie di Tchaïkovski. S’iscrive al conservatorio dove insegna il maestro per perfezionare le sue conoscenze musicali nella speranza di poterlo abbordare più facilmente ma questa sua speranza cade nel vuoto. Decisa a realizzare il suo desiderio, prigioniera di una passione che sembra non lasciarle nessun’altra scelta, o sposerà Tchaïkovski o si darà la morte-  Antonina decide di scrivere una prima lettera fervente al suo idolo. La vediamo copiare pazientemente il testo della sua missiva da un libro pieno di lettere d’amore. Qualche giorno dopo la risposa è inderogabile e negativa. La ragazza non si da per vinta e tenta una seconda volta la sua chance scrivendo una nuova lettera, questa volta dal cuore, senza copiare delle frasi fatte. Prega, s’inginocchia davanti agli scalini di una chiesa attorniata da un’orda di mendicanti, di cui percepiamo la presenza come un cupo presagio.  Qualche giorno dopo il miracolo tanto sperato avviene ed il compositore – toccato dalla forza e dalla sincerità delle sue parole- accetta d’incontrarla e, inspiegabilmente, le propone di diventare sua moglie. Piotr Ilitch la previene che non sarà facile, che lui ha un carattere difficile, chiuso e collerico. L’affetto che potrà offrirle sarà quello di un fratello piuttosto che di un marito. La giovane donna accetta con assoluta fiducia, il suo volto spende. Con lo sguardo rapito firma un patto di cui non può misurare né il peso né le conseguenze. La loro unione si scontrerà infatti con l’omosessualità di Tchaïkovski che si stancherà ben presto dell’affetto debordante della giovane donna e delle sue esigenze di moglie. Questo sarà l‘inizio per l’eroina della vicenda, di un’epopea disastrosa nei meandri dell’ingiustizia e del potere del più forte.

I virtuosissimi piani sequenza di Serebrennikov sono, ancora una volta, impressionanti. La cinepresa passa da un’inquadratura all’altra dando vita a dei movimenti straordinariamente coreografici. Grazie al suo background teatrale e ad una troupe eccezionale, il regista trasforma lo spazio in un labirinto senza fine. Il film è girato quasi esclusivamente in piani medi che incapsulano e serrano i personaggi in luoghi che sembrano esigui ed opprimenti creando costantemente una sensazione claustrofobica. La scelta di usare sempre dei medium shots ci fa pensare che la pellicola sia stata filmata quasi interamente in studio.  Solo due o tre piani sono stati girati in un esterno, come quello sublime della grande foresta innevata che la protagonista traversa per recarsi nella casa di campagna della sorella di Tchaikovsky, ripreso da una  prospettiva aerea.  Se le sensazioni vertiginose e le prodezze formali ci rapiscono, il cuore del film è altrove; La Femme de Tchaïkovski è la rappresentazione di una società in bordo al precipizio. La protagonista, che sembra metaforicamente incarnare il paese stesso, è lanciata in una fuga in avanti verso la sua ineluttabile perdizione.

Se in un primo tempo la famiglia influente dell’artista le propone un periodo di pausa e di semplice allontanamento dall’artista – la giovane donna verrà ospitata per qualche tempo nella casa di campagna di una sorella dell’artista, dove quest’ultima l’accoglie dapprima con affetto in mezzo ad una miriade di bimbi senza nasconderle la sua propensione per la droga, quando una seconda missiva di Tchaïkovski, le impone il divorzio. Antonina non lo accetterà mai questo divorzio, propostole a delle condizioni che lei ritiene infami. Da questo punto in poi la giovane donna entrerà in una spirale distruttiva che la trascinerà sempre più in basso, verso la sua irreversibile perdizione umana e sociale. In questo inferno Antonina non smetterà mai di credere nella forza del diritto del suo matrimonio, di fatto mai dissolto dalla legge.  Al potere dei famigliari e del circolo di Tchaïkovski, la Milioukova opporrà una caparbietà assoluta e il suo diritto inalienabile a difendere i propri diritti. A ben poco le servirà tutto ciò di fronte al potere e alla posizione sociale dei suoi avversari. Presa nella follia della sua ossessione, Antonina, sarà per sempre nella sua mente la moglie di Tchaïkovski, scivolando e poi precipitando in un abisso di miseria in cui gradualmente perderà tutto – si darà ad un uomo che non ama, avrà da lui tre figli che moriranno tutti in un orfanotrofio, dovrà vendere il suo prezioso pianoforte, infine perfino la sua casa sarà distrutta in un incendio, ma lei rimarrà sempre fedele alla passione amorosa per suo marito; il grande compositore  Piotr Ilitch Tchaïkovski.

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